Il contrario dell’Europa
DI MICHELE SERRA
La sbalorditiva (ma non nuova) proposta leghista di alzare il tetto dei pagamenti in contanti fino a diecimila euro è spiegabile solo con l’euforia del momento: dev’essere molto eccitante ritrovarsi al governo nonostante una delle più impressionanti catastrofi elettorali della storia repubblicana (dal 17 all’8 per cento. Il derelitto Pd, al confronto, ha registrato un mezzo trionfo).
I rotoli di banconote, in tutto il mondo sviluppato, puzzano di malavita. Non di povertà, come ha sostenuto la premier ieri in Senato: le transazioni da migliaia di euro non sono attività da indigenti.
E alla luce della tecnologia hanno un che di trogloditico che da un lato fa sorridere, dall’altro induce ai peggiori processi alle intenzioni. Che scopo reale può avere — al di là delle ciance — combattere le transazioni elettroniche, se non oscurare l’economia e metterla al riparo dalle tasse, dalle leggi, dalla trasparenza, dall’odiato Stato che rimane IL nemico anche quando si è al governo, teoricamente servitori dello Stato medesimo? Che cos’hanno di così esecrabile, le transazioni elettroniche, in confronto alle mazzette e alle valigette, se non la loro nitidezza e leggibilità?
Per uscire dall’Europa, ben al di là di trattati e convenzioni, per uscirne di fatto, nella vita quotidiana, nella prassi come nello spirito, la proposta leghista è quasi insuperabile: niente è meno europeo (e più reazionario) del denaro contante. Sono mai stati a Parigi, a Edimburgo, in Estonia, a Madrid, gli economisti del Carroccio? Se ci sono stati, è per prendere appunti e fare il contrario.
L’italiano vero, se l’idea leghista dovesse avere seguito, sarebbe tutto pizza, mandolino e rotoli di banconote.
Per gli stranieri, solo folklore. Qui da noi, una penosa certificazione di arretratezza.
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