Due fascismi al prezzo di uno
DI MICHELE SERRA
Anche in rapporto alla loro età, possiamo dire che la seconda e la terza carica dello Stato rappresentano l’estrema destra nella sua forma antica e nella sua forma moderna.
L’anziano La Russa incarna ilneofascismo classico, novecentesco e mussoliniano, il giovane Fontana è alfiere del nuovo integralismo cristiano che nell’omofobia e nella xenofobia trova il suo sbocco naturale: omosessualità e immigrazione sono visti come agenti esterni che infettano il corpo sano della tradizione.
La Russa (come il suo partito) è più italiano, Fontana più americano, assomiglia ai bravi padri e madri di famiglia della piccola borghesia bianca che, negli Stati conservatori, fanno mettere al bando nelle biblioteche scolastiche i libri “che parlano di sesso e turbano i nostri ragazzi” (più di 1.600 i titoli all’indice). La puzza è la stessa della caccia alle streghe.
L’elemento religioso, nel vecchio fascismo italiano, era poco percepibile, nel nuovo fascismo internazionale è invece un ingrediente fondamentale, forse il più rilevante: da Steve Bannon al pope Cirillo ai vescovi americani che odiano l’ecumenismo di questo Papa, la fede ridiventa una spada da affondare nel corpo del nemico. Qualcosa di medievale, dunque, scalda i cuori della nuova intolleranza: non per caso non ne troverete uno solo che non stia con Putin.
La doppia elezione, dunque, è a suo modo perfetta per qualificare una legislatura fieramente e compiutamente reazionaria.
Ma — siamo alle solite — è come se nella destra italiana non esistesse altro, non una tradizione moderata, cattolica in senso laico, conservatrice in senso liberale. Forse Meloni non lo vive come un problema. Metà dell’Italia invece sì, e dunque parlare di “unità della Nazione”, per Meloni, è una pia illusione.
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