Per fortuna che Silvio c’è
DI MICHELE SERRA
Il vantaggio, rispetto a quando era il Caimano, è che ora si ride con più agio, liberi dall’angoscia di saperlo in condizione di fare danni gravi, se non a se stesso e alla sua coalizione.
L’episodio «riconciliazione con Putin», con scambio di «lettere dolcissime» (parole sue) è sublime, ci sono perfino le bottiglie di vodka in regalo, mancano i colbacchi, il caviale e le matrioske, ma è solo questione di tempo. Si immagina, sfuggita di bocca una simile puttanata al loro boss, il trafelato sgomento dei collaboratori, il Tajani bruscamente sottratto alle dichiarazioni nei tigì (condivide il record mondiale con Lollobrigida di Fratelli d’Italia), la Ronzulli che si accascia, la Casellati che chiede chiarimenti al suo staff non sapendo di non averne più uno, i figli che si telefonano per valutare le ripercussioni che eventuali sanzioni avrebbero sul patrimonio di famiglia.
C’era un cartoon degli anni Ottanta,Mister Magoo, nel quale un vecchietto ipovedente, guidando la sua utilitaria, produceva catastrofi senza averne la minima cognizione. Politicamente parlando, anche Forza Italia è ormai un’utilitaria (city car, nella dizione contemporanea), ma alla guida c’è un vero e proprio poeta della gaffe, del vaniloquio, della bravata controproducente.
Vedi come è beffarda la storia: le residue speranze che una schiacciante maggioranza di destra collassi su se stessa per sua insipienza, e in assenza di una opposizione compatta, sono affidate a Berlusconi. Per fortuna che è rimasto in politica. Ci toccherà presto cantare, sia pure di nascosto, “per fortuna che Silvio c’è”.
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