martedì 18 ottobre 2022

Alé Marco!

 

Pesi e misure
di Marco Travaglio
Siccome anche gli orologi fermi segnano l’ora esatta due volte al giorno, fa bene il Pd a denunciare le interferenze di Marina e Pier Silvio B. nelle trattative fra il padre e Giorgia Meloni: non si vede cosa c’entrino col governo la presidente Fininvest e Mondadori e l’amministratore delegato Mediaset. Anzi, si vede benissimo, ma il fatto che sembri normale aggrava l’anomalia. Invece il Pd fa molto male a non nominare Fedele Confalonieri (presidente Mediaset) e Gianni Letta (ex dirigente e lobbista del Biscione da sempre), che s’impicciano nella politica da 40 anni e hanno sempre inciuciato col centrosinistra per evitare che risolvesse il conflitto d’interessi. Che, per quanto duri dal 1994, è tuttoggi una gravissima lesione della Costituzione: dell’art. 3 sull’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge e dell’art. 97 sull’“imparzialità dell’amministrazione”.
Proprio la Costituzione dovrebbe essere la bussola di un’opposizione seria per giudicare la nuova maggioranza col giusto rigore, ma senza doppiopesismi. La destra ha tutto il diritto di eleggere a presidenti delle Camere due uomini di destra: l’idea che dovesse scegliere figure “super partes” e non “divisive” è una barzelletta. Basta pensare – sul fronte opposto – a Pertini, Ingrao, Iotti, Bertinotti, Boldrini, lo stesso Fico: può presiedere imparzialmente l’aula anche chi è portatore di idee forti e dunque divisive (solo i morti e le amebe non ne hanno). La Russa è un vecchio fascista che giurò fedeltà alla Costituzione antifascista per fare il ministro: ora dovrà evitare frasi e azioni nostalgiche, o dimettersi perché incompatibile con la seconda carica di uno Stato antifascista. Fontana è un catto-conservatore, anzi reazionario, ma questo rientra nella libertà di pensiero e di culto. È anche contro l’aborto come tutti i cattolici, ma anche alcuni laici (Pasolini, Bobbio), perché ritiene che l’embrione sia vita da subito, e pure questo è un suo diritto. Il limite che la Carta gli impone è di rispettare il diritto di chi la pensa diversamente di parlare e agire. Vale anche per le unioni gay e per i diritti Lgbtq, tutelati dai principi di eguaglianza e di libera espressione. Anche Meloni dovrà osservare questo discrimine: un conto è combattere la denatalità con politiche sociali per le famiglie e le madri single, anche aiutando chi non vuol abortire, un altro è vietare l’aborto. Quanto al Papa, bisognerebbe evocarlo con parsimonia, ma anzitutto mettersi d’accordo: non si può applaudire chi lo fa se si chiama Mattarella o Draghi e fischiarlo se si chiama La Russa o Fontana. Tanto prima o poi sarà il Papa a fischiare chi lo evoca e fa l’opposto di ciò che lui dice. Ma questo rischio, sulla guerra, lo corrono sia la destra sia il Pd sia Mattarella e Draghi.

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