Come i cavoli a merenda
DI MICHELE SERRA
Non è ancora del tutto sciolto, dopo giorni di dibattito, l’equivoco sul concetto di sovranità alimentare, adottato dal nuovo ministero per l’Agricoltura. Essendo di destra sia il governo sia il ministro in questione, in molti hanno voluto cogliere un’allusione al sovranismo. Ma c’entra come i cavoli a merenda (metafora agricola).
La sovranità alimentare è un concetto “di sinistra”, si rifà ai movimenti contadini che negli ultimi trent’anni, soprattutto nel mondo povero, hanno cercato di tornare padroni del loro lavoro e dei loro campi battendosi contro le multinazionali del cibo, la brevettabilità delle sementi, le monocolture, la cancellazione della biodiversità. Non si riferisce alla sovranità delle Nazioni ma a quella delle comunità contadine, e non è proprio la stessa cosa. Volendo, si richiama al vecchio slogan socialista “la terra a chi la lavora”.
Vandana Shiva, Carlo Petrini e altri leader della nuova agricoltura “buona, pulita e giusta” ne parlano da molto tempo. Se fossero stati ascoltati, oltre che da questo Papa, almeno dalla loro (teorica) parte politica, il concetto di sovranità alimentare oggi sarebbe un poco più familiare alla sinistra e all’opinione pubblica in generale. Peccato che la sinistra si sia molto interessata, negli ultimi anni, a quanto accade nella Silicon Valley e nella City di Londra, molto di meno a quello che succede nei campi e lungo la filiera del cibo, così determinante per le sorti umane.
Capitasse, dunque, che la destra scippasse alla sinistra, magari storpiandolo in chiave nazionalista, il concetto di sovranità alimentare, la colpa sarebbe soprattutto della derubata. Molto distratta.
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