mercoledì 5 ottobre 2022

L'Amaca

 

Il patto bilaterale Mosca-Musk
DI MICHELE SERRA
In quella parodia di mondo che è diventato il mondo, l’asse Mosca-Musk è una pagina formidabile. Si sa che nella nuova Russia, che è a misura di oligarchi, la nuova parola d’ordine è “miliardari di tutto il mondo unitevi”. Se non hai perlomeno un panfilo da novanta metri, o un migliaio di chilometri di gasdotto, nell’entourage di Putin conti zero, al massimo puoi arruolarti, farti benedire dal pope Cirillo e diventare carne da cannone. Logico che Musk, che al posto del panfilo ha le astronavi per Marte, goda già in partenza di un grande credito.
Se poi propone la cessione definitiva della Crimea alla Russia e la neutralità dell’Ucraina, il Cremlino non può che applaudire, malgrado il piano di pace della Tesla sia stato bocciato online dai follower. La Piattaforna Musk gli si è rivoltata contro e lui non l’ha presa bene, sospetta trame cibernetiche, ma può consolarsi per il clic favorevole di Putin, perché in casi come questo uno vale milioni di persone, e decide per milioni di persone.
Detto questo, la domanda è se in un mondo appena normale le proposte di pace debbano arrivare da un riccone con qualche problema di megalomania e non dai governi e dalle istituzioni internazionali. Se ci ritroviamo a parlare del piano di pace di Musk è perché non sapremmo che dire di quello di Biden, o dell’Europa, o della Cina, per il semplice fatto che non se ne ha notizia. Così si ride del fatto che Elon Musk, dopo avere deciso la trasmigrazione dell’umanità su Marte, intende porre fine alla guerra in Ucraina, da solo. Ma si piange considerando il nulla sopra il quale un singolo, eccentrico signore può sequestrare la scena ai cosiddetti potenti del mondo.

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