Perché Trump è Trump?
DI MICHELE SERRA
Trump è il capo patologico di un elettorato per metà incapace di accorgersene, per metà entusiasta di votarlo perché è patologico a sua volta. Se ai fiumi di parole spese negli ultimi anni per analizzare la mediocrità della sinistra, la sua crisi, la sua debolezza, la sua incoerenza, avesse corrisposto uno sforzo almeno pari per capire la mostruosa (aggettivo scelto con cura) metamorfosi delle destre occidentali, forse potremmo capire un po’ meglio come sia possibile che un figuro siffatto minacci di diventare, per la seconda volta, presidente degli Stati Uniti.
Ma non mi sembra sia accaduto. Trump, il populismo, il bullismo nazionalista che in ogni paese, compreso il nostro, sprizza odio e ignoranza, vengono sistematicamente “spiegati” come il risultato dei famosi errori della sinistra, delle sue mancanze, dei suoi tradimenti, delle sue incertezze. Va bene, ma la destra? Questa destra? È il mero effetto dei fallimenti del Welfare, della globalizzazione, della democrazia? Possibile che non abbia un’anima attiva, una sua propria storia, responsabilità autonome? Possibile che la sua madornale rozzezza, il suo disprezzo per le regole, il suo fanatismo siano sistematicamente addebitabili alle “colpe della sinistra”?
Senso di colpa altissimo a sinistra, senso di colpa zero a destra? Glielo ha ordinato il dottore, a quelli di destra, di votare per gli autocrati, i miliardari, i paranoici? Non potevano scegliersi una leadership decente?
Gli acuti analisti che giustificano Trump come conseguenza del fallimento delle élites democratiche, hanno mai pensato che Trump e i suoi elettori sarebbero ciò che sono, e penserebbero ciò che pensano, anche motu proprio?
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