C’è Lollo e Lollo
di Marco Travaglio
Col petto gonfio di orgoglio nazionale possiamo finalmente affermare che l’Italia fa scuola in Europa. No, non parliamo della lotta alla corruzione, ai conflitti d’interessi e al lobbismo: il Gruppo Stati contro la corruzione del Consiglio d’Europa (Greco) ci ha appena bacchettati perché non facciamo abbastanza o torniamo indietro, dopo averci spesso lodati per inchieste tipo Mani Pulite e leggi come la Spazzacorrotti. Parliamo del familismo amorale, che dopo i fulgidi esempi italioti ha finalmente infranto il tetto di cristallo a Bruxelles. Ieri la presidente del Parlamento europeo, la popolare maltese Roberta Metsola, ha nominato capo di gabinetto il cognato Matthew Tabone. Ci aveva già provato nel 2022, ma le critiche e il caso Qatar l’avevano indotta a soprassedere. Ora invece piazza il marito della sorella con un modesto stipendio-base che va dai 17.227 ai 19.491 euro al mese (esclusi bonus, benefit, lavatura e stiratura). E nessuno della sua maggioranza Ppe-Pse-Liberali ha nulla da obiettare. Neppure i suoi fan del Pd, che giustamente bersagliano da due anni la Meloni per la sorella a FdI e il cognato ministro. Il Lollobrigida della Meloni è uno scandalo, il Lollobrigida della Metsola va benissimo.
A proposito: ma nell’alato dibattito pidino su Renzi, oltre a blaterare sui veti di questo e quel cattivone, qualcuno ricorda il lobbismo renziano e i soldi alla fondazione Open per cui Renzi, Boschi&C. sono imputati? A qualcuno interessano ancora i petrodollari insanguinati di Bin Salman e gli affari con altri sinceri democratici in giro per il mondo? E quando il Consiglio d’Europa raccomanda all’Italia “misure più decise contro la corruzione e i conflitti di interessi dei titolari di cariche politiche”, ma anche contro “regali, contatti con terzi, attività esterne, contratti con autorità statali, gestione delle informazioni confidenziali e restrizioni post-incarico” che “potrebbero influenzare l’esercizio obiettivo e imparziale delle funzioni ufficiali”, i dem pensano che parli solo del centrodestra, o anche dell’unico parlamentare d’Europa che prende ufficialmente e orgogliosamente soldi da uno Stato estero? Ora si spera che la Meloni, per farla pagare ai renziani dopo la campagna d’estate e scrollarsi di dosso la famiglia B., non decida di riesumare la legge Conte contro i conflitti d’interessi, che la sua stessa maggioranza affossò il 20 marzo scorso alla Camera buttando la palla in tribuna per due anni (il Pd tuonò per bocca di Simona Bonafè: “Schiacciano le prerogative delle opposizioni e sviliscono il ruolo del Parlamento”). Sennò avremmo il paradosso perfetto: la destra dei conflitti d’interessi che li combatte e il Pd nemico dei conflitti d’interessi che se ne mette in casa uno grosso come una casa.
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