La Penisola del tesoro
A Parigi 40 podi ma più ori di Tokyo Tre titoli nel comune di Roncadelle Al Quirinale anche i quarti classificati
DI MAURIZIO CROSETTI
Fratelli di Roncadelle, l’Italia s’è desta. Comune di Roncadelle, provincia di Brescia, tre ori olimpici (Alice Bellandi, judo, Giovanni De Gennaro, canoa, Anna Danesi, pallavolo) e 9.248 abitanti. L’India, un miliardo e 400 milioni di persone e zero ori. Roncadelle ne ha vinti tre come Romania e Brasile, due più dell’Argentina. Siamo l’Italia di Roncadelle, e quante Roncadelle ci sono in Italia? Il municipio, l’ufficio postale, qualche rotonda, l’ipermercato, la biblioteca. Stringiamci a coorte proprio lì, di fronte al bar del centro.
Quante geografie anche umane racconta l’Italia dei Giochi. Mica siamo venuti a giocare. Fellini diceva che bisogna avere la serietà dei bambini quando giocano. Quaranta medaglie (in 20 discipline), come i ladroni di Alì Babà: apriti Sesamo, che la grotta è piena d’oro. Stessa cifra di Tokyo, quando sembrava fantascienza, ma due ori e tre argenti in più, con cinque bronzi in meno. Il metallo si è impreziosito grazie ai Cagliostri in tuta.
Siamo una superpotenza sportiva, sempre più. Strano, perché guardando le palestre delle nostre scuole non si direbbe. Ma finalmente la parola “sport” è entrata nella Costituzione, non tutto è perduto, e comunque la salute sportiva di una nazione non si pesa soltanto su un podioogni quattro anni, in realtà tre dopo il Giappone che slittò in avanti dal 2020 al 2021 per Covid. La mappa dei vincitori ci spiega una cosa molto importante: tra tutti gli ori di Tokyo, soltanto i velisti Tita e Banti si sono confermati. Certo, sarebbe bellissimo poter dire la stessa cosa per Jacobs o Tamberi, ma avere vinto 22 medaglie d’oro in tre anni con 21 protagonisti diversi racconta un paese che si muove, cresce e non vive di rendita. Non abbiamo più polizze di sicuro incasso come Vezzali o Campriani, ma un ricambio continuo che significa presente e futuro: i semi di Los Angeles 2028 sono già ben piantati in terra, stanno spuntando foglioline più verdi della speranza.
Mai così tanti atleti, 402 in quell’elegantissimo blu notte, lo sfondo migliore per osservare le stelle e noi ne siamo pieni. Le donne hanno vinto il doppio degli uomini, e tutti sono statiformidabili nel raggiungere le finali: è accaduto ottanta volte, contro la cinquantina di Tokyo.
Le terre delle medaglie hanno una distribuzione che continua a riflettere l’evidente disparità di condizioni, ricchezza, possibilità di accesso e strutture tra nord, centro e sud. La Lombardia (di Roncadelle...) è le regione più medagliata (14), davanti a Toscana (11), Veneto ( e Piemonte (7). La prima regione del sud è la Sicilia (4). Strade e mappe virtuose si snodano soprattutto in provincia, e questo vale per l’intero paese: sono tutto sommato pochi i campioni metropolitani. In sei sono nati all’estero, e molti sono italiani di seconda o terza generazione: questo sì racconta l’Italia in movimento verso il domani, la forza di una nazione piena di risorse, energia e bellezza a dispetto di quelli che non capiscono, sempre meno per fortuna, nonostante certa politica (tra l’altro, la politica allunga sempre più le mani sul Coni).
Infine, siamo primi anche nei quarti posti (20): contando le finaline nel judo e nel taekwondo, dove per regolamento se vinci sei terzo e se perdi quinto, diventano 25 i bronzi sfumati per poco o nulla, e tutti saranno ricevuti al Quirinale. Ma smettiamo di sminuirle come medaglie di legno. Il legno ci dà boschi, oggetti, calore, libri. Il legno ci dà gli alberi e i fiori.
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