venerdì 5 agosto 2022

Ronf!

 

Autolesionismo o sfrontatezza? Ieri sera, contro ogni logica, pur sentendomi già ad un passo dall'Eminflex con doghe, ho sottostato ad una stravaganza personale, un rigurgito di stima ed altresì di rammarico per il tanto tempo giovanile profuso alle ortiche che mi ha modellato in un coacervo di ignoranza da Guinness, andando a vedere lo spettacolo di Massimo Propulizio "La caduta di Troia", e sgombrando il campo da ovvie considerazioni in merito, proclamo di non essere sceso culturalmente al punto da farmi ingannare dal titolo, scambiandolo per un noir sul mondo del peripatetico. 

Devo anche ammettere di essermi preparato precedentemente, leggendo i commenti sul secondo libro dell'Eneide, quello del cavallo per intenderci. Ma la presenza di sconosciuti strumenti musicali turchi che accompagnavano il grande attore nella splendida esposizione del testo, una fabbrica di nenie carezzevoli che mi avrebbero agevolato verso la pennica pur se imbottito di caffeina, mi ha intimorito oltremodo, visto la probabilità di passare alla storia dell'estate spezzina tra fischi, gorgoglii polmonari e posizioni corporali eclatanti ed urticanti gli astanti. E così dopo appena dieci minuti tutto si è fatto attorno soave, alcuni oggetti sul palco han preso vita, la cantante, molto brava, parea essere in possesso di qualche spada futuristica in grado di assopire un rinoceronte cocainomane, lo spegnimento della realtà e il ri-accendimento han preso il ritmo della lampada strapazzata da Alex Forrest (Glenn) in "Attrazione Fatale", il verminaio di fonemi stressavano il proscenio mentale con creazione di scenari mnemonici più o meno accattivanti, le luci soffuse del palco erano dardi borotalcati salutanti il reale, ed infine i deleterie e sconci riassetti in posizioni normodotate in seguito ad ondeggiamenti di cervice, di collo, di busto, tanto che un osservatore da lontano avrebbe pensato che mi trovassi in tolda del Pequod assieme ad Achab, mi hanno portato a sfiorare, solo una volta, una sforbiciata all'indietro, tanto la sedia era gravata dal peso sbaricentrato, che mi avrebbe consentito di entrare regalmente nel mondo pubblicitario di Divani e Sofà.

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