martedì 9 agosto 2022

Canicola travagliata

 

Sogno di mezza estate
di Marco Travaglio
Questo è un articolo di fantapolitica, ma solo perché la politica è nelle mani che sappiamo. Riavvolgiamo il nastro. Da quando Conte blocca il patto scellerato di Draghi, Guerini e Di Maio con la Nato per portare la spesa militare al 2% del Pil (+15 miliardi l’anno) e chiede al governo di coinvolgere il Parlamento su nuove armi a Kiev, il premier, Baioletta e gli altri camerieri di Biden decidono di far fuori i 5Stelle. Il casus belli per rompere lo fabbricano Palazzo Chigi e il Pd, infilando nel dl Aiuti l’inceneritore di Roma e una norma peggiorativa del Reddito, bloccando ancora lo sblocco dei crediti per il Superbonus e ponendovi pure la fiducia, che il M5S non può votare. Per soprammercato, il Pd benedice la scissione di DiMaio&C. con la promessa di collegi sicuri. Alla Camera il M5S non vota il dl e dice sì alla fiducia. In Senato non partecipa al voto congiunto. Draghi, pur fiduciato dal 70% del Parlamento, si dimette per additare Conte al pubblico ludibrio. Ma Mattarella, visti i numeri, lo rinvia alle Camere. E lì Conte assicura la fiducia se Draghi risponderà su nove punti di “agenda sociale” per attutire il tonfo dell’autunno caldo. Draghi, che da sei mesi cerca pretesti per andarsene, prende a calci il M5S e pure la Lega. Missione compiuta: fiducia solo da Pd, Leu e centristi, mentre centrodestra e M5S non votano. Draghi tutto contento si dimette, mentre Pd e giornaloni raccontano la favola dei 5Stelle irresponsabili che rovesciano il governo per fare un favore a Putin e Meloni (come se a marzo non si votasse comunque). Letta agita una fantomatica Agenda Draghi, ignota pure a Draghi, e ne fa l’Arca dell’Alleanza con Calenda e gli altri cultori del misterioso incunabolo. Senza spiegare perché inviti all’ammucchiata Fratoianni (55 sfiducie a Draghi) e non il M5S (53 fiducie e 2 non fiducie) o Renzi (55 fiducie). Cinque giorni dopo le pubblicazioni matrimoniali, sorpresa: l’affidabile Calenda molla Letta sull’altare. Una catastrofe senza precedenti, se è vero che – come giuravano i promessi sposi fino a tre giorni fa – l’Italia rischia di finire in Ungheria, anzi in Russia, anzi nel fascismo e senza più Costituzione.
E ora la fantapolitica. Letta e i vicedisastri Franceschini, Guerini&C., come Diaz dopo Caporetto, si dimettono. E nominano reggente del Pd l’unico leader che ancora scaldi il cuore del fu elettorato di sinistra: Bersani. Il quale consegna l’Agenda Draghi al cartolaio sotto casa, si scusa per le calunnie del Pd al M5S, chiama Conte, scrive con lui 10 punti di programma sociale in politica interna e multilaterale in politica estera e costruisce un’alleanza progressista che riprenda il discorso interrotto col governo Conte 2, per provare a vincere le elezioni, o almeno a perderle con onore.

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