Meloni, fascio-nostalgia e ipocrisia dei giornaloni
DI DANIELA RANIERI
Dopo aver quasi sconfitto Putin appoggiando senza se e senza ma la “Resistenza” ucraina, dedicando panegirici innamorati ai soldati del battaglione Azov (i pallidi eroi kantiani intervistati dal filosofo Bernard-Henri Lévy su Repubblica), a cui il governo Draghi ha spedito armi a volontà, il nostro establishment politico, finanziario e diciamo intellettuale è attualmente impegnato in un nuovo cimento: sventare il pericolo fascismo rappresentato dalla prevedibile vittoria di Giorgia Meloni. Vediamo se l’allarme è fondato.
Studiando le cosiddette “Tesi di Trieste”, il manifesto ideologico e fondativo di Fratelli d’Italia, tanto tranquilli non si sta. È tutto un richiamo ai “patrioti” ad affermare i valori della “tradizione” e dell’“identità” contro “l’islamizzazione dell’Europa”; un tessuto di destra purissima è impunturato con citazioni dal Vangelo (“Ama il prossimo tuo come te stesso”, per giustificare il principio “Prima gli italiani”: mah), Napoleone, De Gaulle, Dostoevskij, la inevitabile Fallaci (aleggia il sospetto di un’insalata di cultura, stile festa di Atreju, per far vedere che non sono più i picchiatori di un tempo). Per FdiI “l’immigrazione non è un diritto, e la cittadinanza lo è ancora di meno”. Il profugo “è un clandestino fino a prova contraria” che deve essere detenuto nei Cie e di preferenza rimpatriato. Seguono: un elogio dell’anti-Illuminismo (il riferimento non è la Dialettica dell’illuminismo: sono pre-illuministi), il rifiuto della globalizzazione, la promessa di mantenere i contratti renziani a tutele crescenti e la cancellazione dell’art. 18, l’esaltazione del “Made in Italy” (sono liberisti e anglofoni, quando gli conviene) e l’insistenza sul “considerare lo sport un diritto-dovere di tutti i bambini e i giovani”, come ai tempi della buonanima.
Nel suo video multilingue Meloni dice che “la destra italiana ha consegnato il fascismo alla Storia”, il che è ben diverso dal rinnegarlo o abiurarlo; pochi giorni prima ha esaltato il motto “Dio, Patria e Famiglia”, venduto come un elogio delle care cose di una volta, quando è un chiaro cenno ai proclami mussoliniani (il che non significa che lei sia mussoliniana, bensì che vuole tenersi stretta quella nicchia di nostalgici del ventennio che naturalmente votano per lei). Fermo restando l’orrore per ogni fascistume, specie quello lallatorio e analfabeta dei paraculi che fanno leva su nostalgie kitsch e paccottiglia di regime, gli allarmi lanciati dal Sistema mediatico – autonominatosi a difesa della democrazia – sono il trionfo dell’ipocrisia. E sì che in teoria ai nostri giornali lib-dem Meloni dovrebbe piacere, se non altro perché gli piace la stessa gente. Quegli stessi che adesso invitano a votare Pd (si può fermare il fascismo a mani nude votando Cottarelli!) o la coppia comica Calenda-Renzi (spacciati per “Terzo polo”, ma sono quarti) sono gli stessi che minimizzavano le svastiche sul petto dei membri di una milizia dell’esercito ucraino che stiamo allegramente foraggiando. Del resto chiamano col nome sbarazzino di “volontari” i mercenari arruolati in Ucraina, come fosse un Erasmus della guerra: non a caso un “volontario” vicino a CasaPound è entrato nella Brigata Internazionale, esaltata come riedizione della Resistenza italiana dai nostri commentatori atlantisti.
Ma cosa differenzia davvero i due (o tre) blocchi, tanto da giustificare il voto utile per i “riformisti” contro la destra? Sono tutti contro il Reddito di cittadinanza: per Renzi è “una vergogna”, per Meloni un “metadone” (nelle tesi arruola pure Cicerone contro “chi vive di pubblica assistenza”), il Pd votò contro; sono tutti sviluppisti, nuclearisti, pro-grandi opere; tutti se ne infischiano del dramma sociale rappresentato dai contratti precari e dai salari da fame (sussurrano di salario minimo, per non lasciare la battaglia a Conte dopo che hanno visto i sondaggi); sono per la deregulation, il Jobs Act e le privatizzazioni in tutti gli ambiti sociali, compresa la Sanità; sono per l’aumento delle spese militari e l’appoggio incondizionato alle guerre Nato-Usa. Sull’immigrazione, dobbiamo ricordare i metodi “sporchi” di Salvini e quelli “puliti” di Minniti volti a ottenere lo stesso scopo? Non sono quei rimpatri e quelle detenzioni nei lager libici uguali a quelli che metterebbe in atto Meloni sulla scorta delle sue tesi patriottiche? È un pericolo che la destra voglia cambiare la Costituzione, come ha fatto il centrosinistra nel 2001, come voleva fare Letta nel 2013 e come ha cercato di fare Renzi insieme a Verdini? Se questa guerra tra l’Agenda Draghi e la fiamma di FdI è solo una questione di simboli, e non di visione della società, i giornali dell’establishment possono giubilare: se Meloni si tatuasse una svastica sul petto, avrebbe molte più chance di piacere alle nostre élite, che dopo aver preso una sbandata per gli Azov spiegano al popolo come votare per il suo bene.
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