venerdì 12 agosto 2022

Lesson One!

 

L’avete voluta voi
di Marco Travaglio
Non passa giorno senza un appello contro l’avvento di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi e di questa bella destra al governo. Appelli sacrosanti, se non fosse che molti firmaioli e indignati speciali han lavorato cinque anni per quest’obiettivo. Nel 2018 il Pd ancora renziano e i giornaloni al seguito, gruppo Espresso-Repubblica e Corriere in testa, alzarono il fuoco di sbarramento contro il governo 5Stelle-Pd: meglio gettare il M5S fra le braccia di Salvini, così avrebbe fallito e i suoi voti sarebbero tornati al Pd. Invece non fallì, anzi. Nel Conte1 fece riforme mai fatte dalla sinistra: dl Dignità, Reddito, quota 100, spazzacorrotti, blocca-prescrizione, voto di scambio, taglio dei parlamentari, revisione di concessioni autostradali e grandi opere inutili. Ma il giochino era ignorarle o demonizzarle: il Pd votava contro e la grande stampa dipingeva M5S e Lega come “due destre” gemelle e “populiste”, pompando il “capitano” Salvini, noto nullafacente (le sceneggiate contro le Ong, i dl Sicurezza e null’altro): sempre con l’astuto calcolo che gli elettori 5S sarebbero tornati all’ovile Pd. Invece quelli in fuga si astennero o votarono per la Lega, che alle Europee 2019 balzò dal 17 al 34% e i 5Stelle crollarono dal 33 al 17.
In agosto Salvini fece harakiri e nacque il Conte2 (M5S-Pd-Leu), fra gli strali di Repubblica-Espresso, Corriere e intellighenzie varie, che tifavano Salvini. Rep pareva la Padania: “Elezioni subito (ma c’è chi dice no)”. Il vero nemico non erano le destre, ma i 5Stelle. Il Conte2 fece altre cose buone: niente aumento Iva di 21 miliardi, manette agli evasori, cashback, superbonus, Green new deal, più soldi a sanità e scuola, gestione esemplare di Covid e ristori, 209 miliardi di Recovery. Ma la grande stampa inventava ogni giorno pretesti – il Mes, i Dpcm, i ritardi nelle conferenze stampa, la pochette e altre stronzate – per screditare il premier elogiato nel mondo e popolarissimo in Italia, appoggiando i sabotaggi renziani e le manovre dei poteri marci per Draghi. Quando Conte cadde, i sondaggi davano lui e i giallorossi competitivi contro le destre screditate da errori e orrori sulla pandemia. Ma al voto si preferì la geniale opzione Draghi, che riportò al governo e all’onor del mondo gli sputtanatissimi B. e Salvini, regalò 8 punti a FdI unica opposizione e ne levò 5 al M5S. Erano tutti contenti, quelli che ora lanciano l’allarme nero: i Sambuca, le Concite, i Politi, i De Angelis, i Damilani, i Giannini, i Severgnini, De Benedetti (“Pur di liberarci di Conte, ben venga Berlusconi”). Hanno persino plaudito a Letta perché scaricava Conte per assicurarsi quel bocconcino di Calenda senza neppure riuscirci. E adesso non si capisce di che si lamentino. L’avete voluta la Meloni? Pedalate.

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