giovedì 2 giugno 2022

Il Bergonzo di tutti noi

 

La pace si fa fuori dalla tv che è crudele e manipola”
A. BERGONZONI - È surreale: il gas russo e le bombe all’Ucraina, di fatto finanziamo tutti e due i fuochi
DI ANTONELLO CAPORALE
“Ho paura dell’Apocalisse, sì”.
Alessandro Bergonzoni è un altro che non si dà pace.
Mi spaventa il fatto che con annoiata e crudele annotazione si sia fatto riferimento ai minuti che servirebbero per portare a segno un attacco nucleare. Già fare questa ipotesi significa entrare nel mondo perduto della plausibilità della distruzione planetaria.
Firmare una tregua adesso è invitare gli assaliti ucraini alla resa, dicono coloro che vedono anche lei nella squadra dei pacifisti di ruolo, dei putiniani d’animo.
Io di Putin non approvo nulla, mi fa tutto orrore. Dire stop all’invio di altre armi e spingere al negoziato è l’unico atto di coraggio che resta nella nostra disponibilità, un modo per salvare il futuro di quella terra.
L’Ucraina cosa negozierebbe?
La sua dignità, l’eroismo del suo popolo, la forza delle sue ragioni.
La libertà non si baratta con la vita.
E cosa c’è di più assoluto, grande, epico che il diritto a vedere riconosciuta la propria libertà, sapendo che questo conflitto non nasce oggi e il tavolo della pace arriva tardi, quando già era stata apparecchiata la guerra.
Lei sempre in piazza a fare il pacifista, anche ieri sera nella sua Bologna.
Parlo della pace perché esporsi per un artista è un obbligo, un dovere civile. Parlo nelle piazze, a teatro, nelle scuole. In televisione no.
Rifiuta la tv, il megafono più grande?
Rifiuto la crudeltà della dimensione televisiva. Rifiuto di ritrovare il mio volto come un sandwich tra le immagini che scorrono sul sangue del teatro di Mariupol e una pubblicità dell’intimo (ritorniamo tra 60 secondi esatti!).
La televisione è lo strumento più potente di informazione. Non tutti possono andare a teatro.
La tv resta l’attività di manipolazione più cruenta. Mi piace dire che la televisione va guardata ma non accesa. Io comunque non ci sto, non ci vado, non ce la faccio.
La pandemia e poi la guerra. Due grandi emergenze, ma è come se lo spavento, il terrore fossero già convertiti in rassegnazione.
La gente è stata fatta stancare, come quei pesci che prima di essere abbattuti vengono sfiancati dai pescatori.
Gli italiani già sono lontani dal cuore degli ucraini, già avvertono meno il dispiacere per quel che sta capitando a loro.
Noto anch’io la stanchezza che si fa noia e l’ombra del disinteresse che copre il più banale degli svolgimenti dell’intelletto.
Qual è la cosa che di più non la convince?
Comprare a un prezzo lievitato il gas di Putin, anzi comprarne anche maggiori quantità e dare al despota russo la possibilità con quei soldi di fare fuoco sugli ucraini ai quali, sempre noi diamo le armi per rispondere al fuoco. Non le sembra surreale? Quanto può durare questo mercimonio dell’intelligenza?
Finanziamo sia il fuoco russo che quello ucraino.
Tragico surrealismo.
La pace è lontana.
Io voglio che Guerra ritorni a essere solo un cognome. Almeno per rispetto ai morti tentiamo di dare alla vita una dignità, e al nostro futuro una speranza.

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