venerdì 17 giugno 2022

Serra forte

 

L’amaca
C’è un nuovo rapper a Mosca
DI MICHELE SERRA
Questo Medvedev dev’essere un rapper. Un rapper anziano, con zero tatuaggi e un look da direttore commerciale a riposo decisamente insolito. Però un vero rapper, anche se ha espresso il suo talento con una cinquantina d’anni di ritardo rispetto al normale.
La sua invettiva contro gli europei “mangiatori di rane, salsicce di fegato e spaghetti”, seguita alla hit di qualche giorno fa “odio gli occidentali e vorrei che morissero tutti”, è degna di Simba La Rue e Baby Touché, per citare i due suoi giovanissimi colleghi italiani appena finiti anche loro sui giornali per le solite storie di risse e di coltelli, indistinguibili le une dalle altre proprio come il repertorio musicale. La rissa in cui è coinvolto Medvedev è più sanguinaria, ma il concetto non cambia: spaccare la faccia al nemico per dimostrare quanto si è più fichi di lui.

Chissà che, sulla scena moscovita, almeno tra i pochi artisti ancora a piede libero, qualcuno non si accorga di questo anziano esordiente con la cravatta, sorpresa dell’anno nel mondo deldissing (insulto pubblico, molto in voga tra i trapper afroamericani e, per imitazione, ormai in uso anche a Gallarate e Crotone).
Dev’essere bello – da un certo punto di vista – essere un rapper. Si ha facoltà di rispondere a Medvedev che in Russia si mangia di merda, compresi i suoi amici oligarchi che si ingozzano di ostriche e credono, da quei gran burini che sono, che “buono” e “caro” siano la stessa cosa. Per fortuna anche generi musicali più antichi, per esempio il café chantant, dispongono di risposte adeguate. Per esempio: Medvedev, pigliate na pastiglia, siente a me!

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