Sarà l’abnorme quantità di cibo e vino ingurgitati, sarà la festa ed il suo significato, oppure le vicende della vita, la parte di sentiero che sto percorrendo con mio padre e le sue difficoltà: ma alcuni pensieri emergono, fluttuanti, flash sbalorditivi sulla quotidianità. Senza alcun stupore ad esempio abbiamo conglobato, ruminandolo ogniqualvolta la nostra effervescenza mentale ce lo consente, che esiste nell'universo un luogo, uno spazio dove né la luce né il tempo possono entrarvici. Si, i buchi neri. Sedetevi, rilassatevi, chiudete gli occhi, inspirate: è certezza che il tempo possa venir deformato.
Entriamo conseguentemente dentro ad una dimensione che non ci è propria, tipica di tutto quello che abbiamo letto o visto nei meandri di ciò che bolliamo come fantascienza. Invece è realtà, abbiamo pure la foto. Oltre a pensare che ne esista uno pure nella nostra galassia, non so se potrebbe inghiottirci e non mi pongo il problema, l’idea della modificabilità del tempo mi trasporta immediatamente verso il concetto di eternità. E qui, prima di continuare, chiarisco alcuni aspetti (il vino era buono ma i suoi effetti forse un po’ meno):
Entriamo conseguentemente dentro ad una dimensione che non ci è propria, tipica di tutto quello che abbiamo letto o visto nei meandri di ciò che bolliamo come fantascienza. Invece è realtà, abbiamo pure la foto. Oltre a pensare che ne esista uno pure nella nostra galassia, non so se potrebbe inghiottirci e non mi pongo il problema, l’idea della modificabilità del tempo mi trasporta immediatamente verso il concetto di eternità. E qui, prima di continuare, chiarisco alcuni aspetti (il vino era buono ma i suoi effetti forse un po’ meno):
sto attraversando una fase molto critica o forse, a seconda dei punti di vista, più matura; una specie di idiosincrasia alla ritualità. Un rigetto, un distacco per quella fede vissuta, anzi usata, come un portafortuna e raramente come esperienza di crescita, di vita. Invidio i credenti non i baciapile, ho rispetto per gli atei e comprendo che nell’eterno guado in cui mi trovo a quest’età avanzata, la scelta, la decisione su come approcciarmi nel momento della discesa dal treno sia fondamentale e non più procrastinabile.
Cerco prove? Ardo per conferme? Mi dilanio per non essere nella sequela?
Niente di tutto questo! Detesto sentirmi tranquillo, nel cosiddetto ovile, placido e satollo. M’infervoro per un cambiamento oramai più vicino alla chimera che alla speranza. Delle grandi domande dell’umanità ne ho fatto fagotto. Questa realtà modificante il tempo però mi sprona a guardare in alto, consapevole di essere composto della stessa sostanza di Plutone e di Alpha Centauri. Sarà l’ingurgitamento di “quello buono”, sarà chissà cosa, ma sovviene dentro me un versetto dei salmi che vorrei condividere con voi, con la speranza che possiate abbandonare fobie e timori. Si, lo possiamo dire, ruminarlo, contro le nefandezze, le asperità quotidiane, le ineluttabilità difficilmente accettabili, soprattutto oggi che tentiamo di non voler far vedere a noi e agli altri che s’invecchia, che il botulino è una stronzata, un’aberrante finzione: “tutto canta e grida di gioia!”
Un bacione sulla nuca!
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