Notre-Dame e le idee malsane di Macron
FRANCIA - IL PRESIDENTE ANNUNCIA PROGETTI ULTRAMODERNI DI RICOSTRUZIONE PER LASCIARE IL SUO SEGNO
di Tomaso Montanari
Tra i fumi tossici sprigionati dall’incendio delle carpenterie gotiche e neogotiche di Notre-Dame c’è anche quello che intossica e uccide l’idea stessa di Stato, di collettività, di interesse pubblico. Come in un’Italia qualsiasi, anche in Francia lo Stato è ormai evaporato, preso com’è tra due fuochi.
Da una parte il potere smisurato dei capitali privati. I signori della moda e del lusso sono accorsi al rogo: per aiutare, dicevano. Per legittimare, invece, anche sul piano simbolico e dell’immaginario collettivo un potere economico e politico che surclassa in misura quasi grottesca quello dello Stato. Sul sagrato di Notre-Dame, mentre ancora infuriano le fiamme, il presidente della Repubblica indice una questua: lo Stato pezzente, col cappello in mano, si prostra in diretta mondiale. Contemporaneamente, i paperoni che evadono per miliardi di euro gettano i loro soldi nel cappello, addossando allo Stato stesso (attraverso la defiscalizzazione) buona parte del costo di questa ‘beneficenza’. Così è compiuto il ritorno all’antico regime: la vita o la morte del patrimonio dipende dalla graziosa benevolenza del signore feudale, che alza o abbassa il pollice decidendo cosa si salva e cosa perisce. E così lo Stato esce anche dall’immaginario: e il patrimonio di tutti torna a legittimare il potere di pochi, come prima del 1789. Dall’altra parte, lo Stato è umiliato dall’indegno ceto politico che occupa i suoi stessi vertici. Innanzitutto, attraverso il criminoso definanziamento della tutela: in queste ore il Canard Enchaîné ha rivelato che il governo ha assegnato, per il 2019, alla manutenzione di ciascuno dei suoi monumenti (tra cui 86 cattedrali) meno di 100.000 euro: 18 milioni in tutto, una ridicola miseria.
Ma non è solo un peccato di omissione: bensì anche di parole, e di opere. “Non passa giorno dopo l’incendio di Notre-Dame senza che il presidente della Repubblica e il suo governo non ci gratifichino di annunci uno più scandaloso dell’altro”: così ha scritto Didier Rykner, il direttore della benemerita Tribune de l’Art, che da anni denuncia le colpe della politica nella decadenza del patrimonio culturale francese. Nella fattispecie, Emmanuel Macron ha pensato bene di annunciare un concorso internazionale per la ricostruzione della Flèche, la guglia inghiottita dalle fiamme in diretta mondiale. Notando che “non era originale”, Macron pensa di far riprogettare un ‘segno’ ultramoderno a un Renzo Piano o a un Frank Gehry. Una convinzione che galleggia su un oceano di brutale ignoranza: la Francia, come tutti i Paesi civili, ha sottoscritto la Carta di Venezia che regola il restauro architettonico vietando ogni ‘eugenetica dei monumenti’: non si può ‘debarocchizzare’ una chiesa romanica, o eliminare le parti ottocentesche di una chiesa gotica. Non si può perché i monumenti sono corpi vivi, accresciutisi lentamente grazie all’apporto di generazioni e generazioni: sono il risultato di una storia da leggere e da amare. Una storia che non si può cancellare come prova a fare sui nostri poveri corpi la chirurgia estetica: peraltro con risultati in generale terrificanti. Macron ignora tutto questo, e si comporta anche lui come un sovrano dell’antico regime: calpestando competenze tecniche, saperi, leggi e trattati. Vuole evidentemente imitare Mitterrand (senza la cultura di Mitterrand) e lasciare il suo segno sul volto di Parigi, approfittando dell’incendio. Questo misto di ignoranza e arroganza, quest’uso spregiudicato del patrimonio culturale, questa ostentata retorica della bellezza unita a un’attiva distruzione del sistema di tutela ricorda da vicino lo stile del clone italico di Macron: Matteo Renzi, che ha puntualmente pubblicato sul Foglio una incomprensibile, esilarante supercazzola retorica sulla bellezza di Notre-Dame. Come Macron anche lui, che voleva un referendum sulla costruzione della facciata michelangiolesca di San Lorenzo a Firenze e faceva trapanare gli affreschi di Vasari per trovarsi a tu per tu con un Leonardo inesistente, sa bene che il patrimonio può essere una efficacissima arma di distrazione di massa. Con o senza incendi.
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