sabato 5 marzo 2016

Meditate gente, meditate!


Questo post di Don Luciano Locatelli, preso da Facebook, lo dedico a chi pensa d i essere nel giusto giudicando e disprezzando gli altri e facendo di tutto per negargli diritti.



Buongiorno mondo! 

Ecco quanto ci offre il Vangelo di oggi: “In quel tempo, Gesù disse questa parabola per alcuni che presumevano di esser giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano. 
Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte la settimana e pago le decime di quanto possiedo. 
Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore. 
Io vi dico: questi tornò a casa sua giustificato, a differenza dell'altro, perché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato» (Lc 18,9-14). Credo che mai come di questi tempi la presunzione di “essere giusti” sia diventata una compagna fedele di tanti cristiani. Nel contesto religioso in cui è vissuto Gesù il “giusto” era colui che faceva dell’osservanza minuziosa dei precetti della Legge il cuore della propria esistenza ed esperienza religiosa. Al di là delle motivazioni personali, i “giusti” credevano che così facendo si sarebbe affrettata la venuta del Regno di Dio e del suo Messia, che avrebbe finalmente fatto piazza pulita di ogni peccatore e “ingiusto” che avrebbe trovato. Per questo il “fariseo” rammenta a Dio (o crede di farlo) che davanti a Dio stesso non tutti sono uguali: c’è qualcuno che è più “uguale” di altri e lui, il “separato” dalla feccia dell’umanità, lui è uno di quelli. E proprio per non restare nel vago, indica con precisione a Dio, perché non si sbagli e non sbagli la mira in caso di “saetta divina istantanea”, che lui non è come quel tipo che sta in fondo, che conosciamo bene, sappiamo cosa fa nella vita (e tra l’altro, o Dio, come puoi permettere che si metta alla tua presenza quel “ladro, ingiusto, adultero” che insozza la tua bella casa?). Vedi, Dio, noi siamo quelli votati alla tua causa: vedi di contare il denaro che ci mettiamo di tasca nostra (denaro sonante eh, Dio, denaro buono, denaro che serve per il tuo bel tempio e per i tuoi santi sacerdoti che, se non ci fossero loro a tenere alta la guardia, chissà dove andremmo a finire. A proposito, com’è che questo tipo è riuscito a entrare qui, deve essergli scappato, ci penso io dopo ad avvisare chi di dovere…). Dai, Dio, non stare troppo a sottilizzare se il pecunio non olezza proprio di buono: i soldi servono anche a te, no? Come fai a mandare avanti tutta la baracca... Vedi, Dio, non siamo noi ad aver bisogno di te, ma sei tu ad aver bisogno di noi: chi canta la tua gloria? Chi dice alle donne e agli uomini del nostro tempo cosa fare e cosa non fare in nome tuo? In fondo, io e te, Dio, ci capiamo: lavoriamo per la stessa causa: preparare la venuta del tuo Messia, l’uomo forte che rimetterà tutte le cose a posto, e finalmente, tolta di mezzo la feccia che inquina l’umanità, potremo risplendere di gloria e di onore (certo, Dio, un po’ anche a te…): il partito di Dio brillerà come stella del firmamento e tutti gli uomini e le donne saranno finalmente “sottomessi” a.. noi (dai, un po’ anche a Te).
“Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore.” Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

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