martedì 22 marzo 2016

Pianti e dolore


Bruxelles, altro atto della tragedia figlia di odio, generante violenza, morti, lutti.
Stanno arrivando notizie di decine di morti. Persone che andavano al lavoro, ragazzi a scuola, gente che partiva per lavoro o per vacanza. 
Il terrore ci ha colti nel pieno del nostro quotidiano, per l'ennesima volta. 
Perché?
Vorrebbero incunearsi nelle nostre abitudini, farci sentire sempre in pericolo, mentre si va al centro commerciale, in stazione, in metro, in aeroporto. Ovunque. 
Perché?
Il problema è di rilevanza mondiale. 
Anni di soprusi, anni di vendette, anni di guerre, anni di disparità, anni di prevaricazione. 
Se il problema va affrontato, lo si affronti con animo e mente imparziale. 
Non si può ridurre il tutto ad un manipolo di idioti fuorviati da credenze ignobili quanto malsane che riescono ad avviluppare menti crogiolate dall'ignoranza, a volte non per colpa loro. 
Se il problema deve essere estirpato, sul tavolo si devono posare le colpe di ambo le parti. 
Non si possono tacere le barbarie del mondo cosiddetto civilizzato, creatore di guerre senza senso, vedi Iraq e quel maledetto di Bush, al fine di consumare armi, impadronirsi di oro nero. 
Non si possono non mandare in culo schemi politici che in barba a ideali umanitari, combattono ed uccidono per mantenere equilibri, stabilità rivolta ad una spartizione evidentemente oramai non più sostenibile. 
Persone che fuggono dalla disperazione, preferendo viaggi ben più disperati. Abbiamo mai pensato cosa significhi scappare dal luogo dove sei nato e nel quale molto probabilmente avresti voluto morirvi in serenità, attorniato dai tuoi figli, dalla tua cultura? 
Questi attentati, frutto di miserie mentali, di vendette, di macabri progetti compiuti in virtù di un premio paradisiaco, che se un pizzico di cultura in più avesse accarezzato queste teste malate ne avrebbe acclarato non solo l'idiozia e l'infondatezza, ma anche l'antitesi palese della non esistenza di una divinità che pretenda violenza e morte, questo terrore infuso tra simili, queste scene di morte invereconde devono cessare, al più presto. Lo chiede l'Uomo, lo pretende la Natura. 
Sedersi ad un tavolo si è visto non conta più nulla. 
Cessare l'egoismo, da ambo le parti, potrebbe essere il sentiero accompagnante verso una tranquillità, un cammino comune, un senso condiviso con il roteare della palla azzurra nel buio universale. La Vita, insomma.  

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