giovedì 31 marzo 2016

Tassista Selvaggia


Allego un articolo di Selvaggia Lucarelli sui tassisti pubblicato sul Fatto Quotidiano di ieri


Oggi su Il Fatto ho raccontato alcune mie disavventure (certe davvero surreali) con i tassisti : 

So bene che i tassisti sono una categoria suscettibile e che tutto quello che scriverò potrà essere utilizzato contro di me alla prossima corsa, ma essendo uno dei principali foraggiatori del servizio taxi del paese, sento il dovere di invitare la categoria a farsi due domande su alcuni rappresentanti. Se poi alla prossima chiamata allo 028585 mi sentirò rispondere un bel “Ma va a caghèr” di verdoniana memoria, capirò che la mia raccolta di aneddoti sui tassisti non è stata accolta come un invito a migliorarsi ma come un attacco indiscriminato al servizio. (che non è)

Aneddoto 1) Chiamo un taxi a Roma alle due di notte. Arrivo davanti al mio hotel dopo pochi minuti di corsa. Sono dodici euro e settanta. Cerco i due euro e settanta frugando nella mia borsa sul cui fondo c’è costantemente il pil della Serbia in spicci e li porgo al tassista assieme ad una banconota da 50 euro. Il tassista fissa la banconota con disappunto. Io riguardo atterrita quello che gli sto gentilmente porgendo pensando di aver tirato su dalla borsa un assorbente con le ali per sbaglio, ma per fortuna realizzo che si tratta proprio della banconota. Il tassista scuote la testa e fa: “Eh, non ho il resto mi dispiace!”. “Non ha 40 euro di resto? Guardi, le ho cercato due euro e settanta!”. “No, non ce l’ho 40 euro di resto.” “E che si fa? Ha il bancomat?”. “No.”. Comincio a innervosirmi. Gli avessi sfoderato una banconota da 500 euro avrei capito, avessi deciso di pagare in gettoni d’oro avrei capito, avessi proposto di pagare la corsa con dei centrotavola in uncinetto avrei compreso, ma il disappunto per una banconota da 50 euro mi sfugge. Dopo vari mugugni il tassista decide che cambierà i soldi nel mio hotel, per cui scortata dal tassista alle due di notte, chiedo a una gentile receptionist di cambiarmi la banconota. Il tassista, accontentato, se ne va pure vagamente scocciato per il disturbo arrecatogli. Ho avuto meno problemi a farmi dare il resto dal distributore self service di patatine di Italo, il che è tutto dire.

Aneddoto 2) Milano. Chiamo un taxi all’una di notte per andare a Malpensa. Visto che ho un aereo alle sette della mattina ho deciso di dormire nell’hotel di fronte al Terminal 2. Il tassista mi chiede dove devo andare. Rispondo “Hotel Moxy, a Malpensa”. “Malpensa non è un paese.”. “Beh, immagino che la località in cui si trova l’aeroporto di Malpensa la conosca”. “Sì ma lei deve andare in un hotel non in aeroporto.”. “L’hotel è di fronte al terminal 1”. Silenzio. Poi il tassista parte e accende il tassametro. Ho già capito dove vuole andare a parare ma taccio. Arriviamo all’hotel il cui ingresso è dall’altra parte della strada rispetto agli “Arrivi” di Malpensa. Il tassista: “Sono 112 euro”. “Io: “La tariffa fissa per l’aeroporto è 90 euro.”. “Sì ma questo non è l’aeroporto, è un hotel”. “Guardi, faccia un’inversione e mi lasci agli arrivi così risolviamo la cosa perché non sono una turista e non mi faccio prendere in giro”. “Mi ha preso per un pezzente?”. “No, per un disonesto”. Seguono provocazioni varie alle quali non replico. Per la cronaca, l’aeroporto di Malpensa è nel notissimo comune di Ferno. Appuntatevelo che se salite su un taxi per Malpensa e non vi va google sul cellulare, lo scherzetto potrebbe costarvi 20 euro di supplemento.

Aneddoto 3) Roma. Chiamo un taxi di mattina per andare alla stazione. Ho due valigie. Arrivata a destinazione leggo “12 euro” sul tassametro. Il tassista: “Sono 14 euro”. “Perché 14 euro?”. “Perché ha due valigie”. Replico che alcuni tassisti a Roma fanno pagare un euro dalla secnda valigia in poi, altri non fanno pagare le valigie e che comunque non si capisce nulla. Il tassista comincia a suggerirmi di fare il lavoro mio che lui fa il suo, di fare pace col cervello e infine aggiunge anche la velata minaccia: “E se continua le aggiungo pure tre euro e cinquanta per la chiamata più il supplemento stazione che sono tre euro, visto che le sto a fa’ pure un favore.”. In pratica, il tassametro diceva 12 euro a io ne avrei dovute pagare 20, 50 secondo i supplementi fai da te del tassista romano.

Aneddoto 4) Ovvero i tassisti e il loro travagliato rapporto con le carte di credito. Aeroporto di Linate. “Buongiorno, ho solo la carta di credito, ha il pos?”. Silenzio. “Dove deve andare?”. “In Corso Garibaldi”. “Ah, allora no”. Genova. “Buongiorno, ho solo la carta di credito ha il pos?”. “Sì ma per il pagamento con carta sono tre euro di supplemento”. Milano/Roma e ogni città d’Italia. “Buongiorno, ho solo la carta di credito, ha il pos?”. “Sì”. Arrivati a destinazione il tassista accende il pos. Il pos non ha linea. Il tassista sposta l’auto in cerca di linea. Transazione rifiutata. Transazione rifiutata. Transazione rifiutata. Alla fine si va a un bancomat e pago in contanti.

Aneddoto 5) Milano. “Buongiorno”. “Buongiorno”. “Scusi ma perché il tassametro è già a 12 euro?”. “Non trovavo la sua via!”. “Eh, ho capito, ma non è colpa mia”. “E allora può scendere se vuole!”. Scendo.

Poi ci sarebbe il tassista che non conosce il nome della via che gli indichi e si scoccia come se tu gli avessi chiesto un passaggio per Narnia, poi quello che voleva convertirmi a Geova e così via, in un tripudio di aneddoti che potrebbe andare avanti a lungo. Per ora mi fermo qui, sicura che i tassisti capiranno l’utilità di individuare le mele marce e il mio contributo alla causa. In caso contrario, amici tassisti, mi accontenterei di ricevere qualche insulto in meno della ex manager di Uber.

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