martedì 2 luglio 2024

Le petit tont

 

L’école des imbéciles
di Marco Travaglio
In un’intervista del 2018 ad Antonello Caporale, Jean-Paul Fitoussi definì Macron “un imbecille”. Ora lo dicono pure i macroniani più ferventi. Ma soprattutto l’80% degli elettori francesi, che non sanno più come farglielo capire. Non che l’abbiano mai amato, anzi. Nel 2017, al primo turno, lo votò appena il 24% (il 18 degli aventi diritto), e fu solo perché aveva contro Marine Le Pen se vinse il ballottaggio col 66. Stessa scena nel 2022: 27,8 al primo turno e 58,5 al ballottaggio grazie al solito effetto Le Pen. Macron è sempre stato un Micron che si crede Napoleone. Infatti, precipitato al 14% alle Europee dopo sette anni di malgoverno, s’è illuso che strillare al babau fascista bastasse a costringere i francesi a turarsi il naso per la terza volta. E gli è andata male: sia perché, a furia di svolte moderate e al confronto di Zemmour, la Le Pen sembra Forlani; sia perché la sinistra che Macron si era illuso di aver debellato si è unita ed è arrivata seconda, relegandolo a un umiliante terzo posto. Ora il galletto tenta la desistenza con le sinistre che finora tacciava di “antisemitismo”: un’ammucchiata da ballottaggio per scippare a Le Pen&Ciotti la maggioranza assoluta. Ma non per governare: l’Union ben poco Sacrée fra sinistre e Renaissance macroniana non avrebbe i numeri né un solo punto in comune. Non ne hanno neppure France Insoumise del pacifista e “populista” Mélenchon e i socialisti dell’atlantista e “riformista” Gluksmann, a parte l’intenzione di smantellare tutto ciò che ha fatto Macron: il primo è l’acqua, il secondo l’olio, il terzo il gas. Paradossalmente, tralasciando le vecchie etichette ideologiche destra- sinistra/fascismo-antifascismo, le critiche di Le Pen e Mélenchon alle politiche antisociali e belliciste del fighetto dell’Eliseo rendono la destra e la sinistra molto meno distanti fra loro che da lui.
L’ex socialista al caviale Macron, come Blair, i due Clinton, Biden e la loro caricatura italiana Renzi, è l’ultimo epigono di una falsa sinistra “riformista” che a furia di guardare al centro ha desertificato il suo campo e spalancato la strada alle destre. Il cartello anti-Le Pen è la versione francese delle nostre ammucchiate di Monti, Letta e Draghi che dovevano salvarci dai “populismi” e invece li hanno ingrassati. Se in Italia le destre sono esplose in ritardo è grazie al “populismo” pulito, sociale, progressista e democratico dei 5Stelle. Cioè l’unica vera bestia nera dei sedicenti “riformisti” e “liberali”, che l’hanno massacrata anziché studiarla e imitarla, col risultato di spianare la strada prima a Salvini e poi alla Meloni. Quando Grillo avvertiva dal 2012 che “senza i 5S avremmo già Le Pen e Alba Dorata”, gli imbecilli italioti sghignazzavano. Ora, compiuta la missione, hanno smesso, ma fanno scuola in Francia.

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