mercoledì 31 luglio 2024

Onfray in punta di fioretto

 

L'inaugurazione
"Francia mai così divisa in due Macron è ai titoli di coda"

Intervista de La Stampa a Michel Onfray

PARIGI

«La lotta di classe non è mai stata così visibile come durante la cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Parigi». È la constatazione che il filosofo francese Michel Onfray fa parlando del tanto discusso evento che ha dato il via ai Giochi. La manifestazione di una divisione sociale interna al Paese emersa con prepotenza durante lo show.

Onfray, come vede queste Olimpiadi?

«Contrariamente a quello che è emerso dalle ultime consultazioni elettorali in Francia, il potere macroniano ha voluto una cerimonia woke. Un'occasione per il presidente di mostrare a tutto il pianeta la leadership della Francia in questo campo. In un primo tempo con il disprezzo mostrato per la religione cristiana con una parodia Lgbtq+ dell'Ultima Cena; in un secondo tempo con la celebrazione del Terrore attraverso la decapitazione di Maria Antonietta durante la Rivoluzione francese. Un doppio messaggio: il primo consiste nel dire che bisogna farla finita con il mondo giudeo-cristiano, mentre il secondo afferma che è una buona idea avere il governo che cosparge il Paese di sangue con il Terrore».

Quindi lei pensa che lo spirito di Pierre de Coubertin, il fondatore delle Olimpiadi moderne, non sia più presente?

«Assolutamente no. È addirittura il contrario. L'olimpismo voluto da De Coubertin vuole riunire i popoli attraverso la competizione. Oggi invece i popoli vengono messi in tensione tra di loro con lo sport. Il divieto di partecipazione imposto alla delegazione russa insieme alla presenza di una delegazione palestinese, un Paese che non ha preso le distanze dall'attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, mostra che le adesioni e le espulsioni avvengono in base all'ideologia del Paese ospitante».

La Francia e i francesi come stanno vivendo questo evento?

«Il Paese è nettamente diviso in due. Da un lato i beneficiari della violenza liberale e del sistema maastrichtiano che hanno considerato magnifica questa parata farsesca. Dall'altro la Francia profonda, rurale e provinciale. Quella della vittime del sistema, che hanno assistito a delle festività degne degli spettacoli della Roma decadente, che sono costate una fortuna. La sfilata Lgbtq+ è stata il grande momento di questa frattura. Lo spettacolo è stato adorato dalla Francia cosmopolita, ricca, laureata, ben pagata e privilegiata che celebra l'abolizione dei privilegi, a patto che siano quelli del 1789 e non i propri. Gli altri hanno guardato lo sperpero di soldi pubblici e le sontuose spese per delle feste decadenti organizzate in onore di quelli che li disprezzano».

Lei sta parlando della cerimonia di apertura.

«È stata una baracconata vanagloriosa del sistema che dà un'immagine di sé basata su una parata oscena e sprezzante, sullo spettacolo arrogante e insolente, sul conformismo più piatto nel nome dell'anticonformismo e del kitsch. Il tutto totalmente sovvenzionato con fondi pubblici. È l'affermazione del fatto che Disneyland è diventato l'orizzonte insuperabile della Storia».

Pensa che Macron potrebbe approfittare di una buona riuscita dei Giochi per migliorare la sua immagine?

«No. È apparso più odioso che mai imponendo le sue fantasie e i suoi capricci personali nel più totale disprezzo del popolo francese. Quest'uomo non può amare la Francia, e ancor meno i francesi, perché ama solo sé stesso. La cerimonia di apertura dei Giochi olimpici è stata pensata da lui come un autoritratto. È un grande specchio narcisistico che ha esibito in mondovisione con i miliardi del contribuente prelevati dalle casse di un Paese in fallimento. È un atteggiamento degno di Nerone».

Oggi il paesaggio politico francese è frammentato in tre blocchi irriconciliabili. Come farà Macron a formare un esecutivo?

«Non potrà farlo. Anche perché il presidente sottovaluta, come ogni narciso preoccupato solo della sua immagine riflessa nello specchio, l'odio che un elevato numero di persone gli consacra nel Paese, guidato con la bacchetta e un continuo sorriso sarcastico sulle labbra, sebbene sia arrivato ormai al termine. La molle classe politica, che ha mostrato tutta l'abiezione antidemocratica di cui è capace per ottenere dei piatti di lenticchie all'Assemblea nazionale, aspetta solo una cosa: farlo cadere per sostituirlo. Se ne fregano della Francia e dei francesi. Lanciando una granata tra le gambe della politica, secondo la sua espressione impiegata per definire la dissoluzione, Macron si è mutilato da solo: ha perso le sue gambe e le sue braccia. Così è difficile continuare a rimanere en marche!»

Questa frammentazione è il riflesso delle fratture sociali esistenti in Francia?

«Certamente. Il Paese ha cominciato ad andare a male dal Trattato di Maastricht del 1992, che l'ha sottoposto alla tirannia dei mercati. Non si può umiliare un popolo senza che la sua collera un giorno trabocchi». 

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