venerdì 12 luglio 2024

L'Amaca

 Verso la fine dell’ingorgo

DI MICHELE SERRA
Aparte quei giovani che cercano la movida, la caciara, il grande assembramento perché gli ormoni, a quell’età, governano, credo che moltissime persone si orientino, nella lunga estate, a cercare natura e silenzio, natura e requie, natura e raccoglimento con i pochi affetti che contano.
Fino a non molti anni fa questa tendenza a evitare le vacanze di massa poteva sembrare elitaria o snob. Costosa e appartata. Non credo sia più vero. La qualità si cerca, e si trova, anche in situazioni minori, in luoghi poco battuti, certo non bollati da quel ridicolo aggettivo che ha furoreggiato per decenni: “esclusivo”. Può catturare ancora, quell’aggettivo, pochi ricchi burini convinti che sia il prezzo alto a fare la differenza, e tenere alla larga i paria.
Il target di Briatore, insomma. Contenti loro.
Per tutti gli altri, mi sembra che l’idea dominante sia cercare la qualità fuori catalogo e anche fuori calendario, lontano dalla massificazione, da quello spirito del gregge che dominò le vacanze di almeno un paio di generazioni di italiani (tutti al mare e tutti insieme: noi boomers ci siamo cresciuti, in quegli ingorghi, prima con i nostri genitori, poi con i nostri figli). La cosiddetta “società liquida”, insieme a tanti problemi di disorientamento, forse qualche vantaggio ce l’ha portato. La perdita di certezze costringe a ripensare molte cose, a inventarsi situazioni nuove e nuovi spazi.
Vale per il lavoro (chiedete a un ragazzo se sogna “il posto fisso”, alla Checco Zalone, e avrete delle sorprese) e vale per il riposo.
Tra le istituzioni novecentesche che rimpiangeremo di meno, le vacanze di massa fanno spicco.

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