Una differenza da 680 miliardi
DI MICHELE SERRA
Leggendo l’articolo di Riccardo Luna sulla proposta dei governi di Francia e Brasile, presentata ai ministri dell’economia dei venti paesi più ricchi del mondo, di tassare del 2 per cento i mega-patrimoni (quelli superiori ai cento milioni di dollari), ho avuto un sobbalzo quando ho letto la cifra che questa patrimoniale mondiale renderebbe disponibile: 680 miliardi di dollari all’anno.
Una montagna di denaro, che se destinato al Welfare, o alla transizione green, avrebbe il suo evidente peso.
Alla luce dell’andamento della politica fiscale negli ultimi quarant’anni, da Reagan e Thatcher ai giorni nostri, sarebbe una rivoluzione in piena regola, “qualcosa di sinistra” per davvero, strutturalmente e anche simbolicamente. L’economia è una disciplina complicata e controversa, ma tassare i grandi patrimoni vorrebbe dire, in soldoni (espressione in questo caso assai calzante) che l’epoca nella quale l’interesse privato ha largamente prevalso sull’interesse sociale, così largamente che la forbice tra ricchi e poveri si è allargata come mai prima, volge finalmente al suo termine.
La pluridecennale egemonia politica liberista, largamente presente non solo a destra, tenderà sicuramente a bollare questa proposta di estremismo, o di radicalismo. Ma se il governo brasiliano è di sinistra, quello francese è centrista, e certo non tacciabile di velleità socialiste. Macron non è Lula, e viceversa. Siamo dunque autorizzati a considerarla una proposta di centro-sinistra.
E possiamo stare certi che la destra populista, in barba alla sua propaganda contro le élites, sarà contraria. Così da ribadire qual è la vera, sostanziale differenza tra destra e sinistra.
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