martedì 29 agosto 2023

Spie e travagli

 

Agente zerozerotette

di Marco Travaglio 

Si sperava che la morte presunta di Prigozhin placasse per qualche giorno i complottisti dell’anticomplottismo altrui. Invece niente: più complotti di prima. Repubblica, che li alleva come avannotti, apre la prima pagina con tre foto segnaletiche di una bionda signora russa, Natalia Burlinova Wanted by the Fbi, e un titolo inequivocabile: “L’agente russa ricercata negli Usa reclutava in Italia”. Roba grossa, che fa il paio con lo scoop di un anno esatto fa: “Una spia russa nella Nato in Italia”, “Il dossier: un terzo dei diplomatici del Cremlino in Italia sono 007”, “L’offensiva dello Zar”, “Feluche e marinai: l’assalto all’Italia degli agenti di Putin” (Rep, 26.8.’22). Si era scoperto che da dieci anni i russi avevano nientemeno che una spia in Italia: una certa Adela. Che, incredibile ma vero, “telefonava a Mosca”. L’indomani nuovi agghiaccianti particolari: “Spie russe, la rete di Adela”, “Di Maio: ombre sulle elezioni, il nemico è già qui, la Lega sta con loro”. Il 28 altri ancora: “Soldatov (esperto di intelligence russa): ‘Olga cercava i segreti degli ufficiali. Per spiare la Nato il Gru ha budget illimitato’”. Sì, Olga: perché – scoop sullo scoop – Adela si chiamava Olga (o viceversa). Poi, purtroppo, non se ne seppe più nulla.

Ora c’è Natalia, che già nel cognome evoca la beffa: Burlinova. Che fa nella vita? Insegna a Mosca, ha fondato una Ong che, per occultare le sue mire top secret, dichiara nel suo sito di voler “promuovere gli interessi nazionali russi”, “organizza ‘Meeting Russia’”, “pubblica una rivista con lo stesso nome” e “dice di finanziarsi con i sussidi del Presidential Fund del Cremlino”. Insomma, un genio del camuffamento che, per soprammercato, “partecipa a conferenze di alto livello sulla politica estera” in Occidente e “ospita a Mosca studiosi o giovani leader italiani” (quali, non è dato sapere). L’Fbi ha scoperto che “lavora con il Fsb, uno dei famigerati successori del Kgb, per reclutare complici occidentali disposti a diffondere la propaganda del Cremlino” e – udite udite – “magari a spiare”. Apperò. Così è stata sventata la “nuova operazione di vasta scala organizzata dalla Russia per interferire con le nostre democrazie, Italia inclusa”. Già, anche l’Italia: “Nel 2007 Burlinova aveva ospitato la giornalista Maria Michela D’Alessandro, presentata come studentessa, all’università di San Pietroburgo, nel 2019 Karolina Muti, ricercatrice dello Iai e nel 2021 Eleonora Tafuro dell’Ispi” e “nel 2019 ha organizzato un seminario a Milano con l’Ispi”. Tutte notizie che, per nascondersi meglio, ha comunicato lei stessa nel sito della sua Ong: una volpe. È così che, senza farsene accorgere, è riuscita a “infiltrare alcuni dei più autorevoli centri di ricerca sulla politica estera”. Perbacco.

Il fatto che Iai e Ispi, presieduti da Nathalie Tocci e da Giampiero Massolo, siano più antirussi e atlantisti della Cia e dell’MI6 non deve ingannare: fanno finta per non destare sospetti. Il fatto poi che le conferenze non si tenessero nelle catacombe, ma in apposite sale aperte al pubblico, ha una facile spiegazione, almeno per Rep: “Spesso gli individui presi di mira non sono consapevoli di esserlo”. Spìano, ma a loro insaputa. E poi si spera che nessuno vorrà negare la diabolica persuasione occulta di massa delle tre reclute di Natalia: chi non conosce Maria Michela D’Alessandro, Karolina Muti ed Eleonora Tafuro? Noi, per dire, non scriviamo una riga senza consultarle. È così che “si forma il consenso filorusso che abbiamo visto all’opera in Italia dall’invasione dell’Ucraina in poi”. È vero che l’invasione è del 2022, mentre gli Erasmus di Natalia vanno dal 2017 al 2021, ma non sarà certo una banale discrepanza di date a rovinare la spy story. Tantopiù che, mentre la Mata Hari batteva la fiacca proprio quando serviva di più, l’aveva sostituita Olga detta Adela o Adela detta Olga.
E ora chi sarà la nuova testa di ponte di Putin in Italia? Ma il generale Roberto Vannacci, naturalmente. È sempre Rep a rivelarlo in un’intervista a una fonte quantomai autorevole: Fabrizio Cicchitto, ex Psi, FI, Ncd, Ap, ma soprattutto P2 (tessera 2232). Ricorda di essere stato “fra i primi a comprendere la pericolosità di Putin” (infatti era il braccio destro di B.). Poi spiega che grazie a Draghi e Meloni l’Italia, prima colonia russo-cinese, “è diventata punta di diamante dell’atlantismo” già caro a Gelli. Infatti “non credo che non ci sia stata un’influenza” russa già nella “caduta di Draghi voluta da 5Stelle, Lega e FI, forze che peraltro non l’hanno voluto alla presidenza della Repubblica” (e non li hanno ancora arrestati). Quindi ha stato Putin: “Meloni diventa filo-Usa” e lui vuole “spaccare la maggioranza” e “piazzare elementi contrari all’ortodossia atlantica (sic, ndr) al prossimo Europarlamento”. Ergo “Vannacci rappresenta il tentativo di un’operazione” (qualunque cosa voglia dire), “al di là della scrittura del libro” (il fatto che non sia proprio in italiano farebbe pensare a una frettolosa traduzione dal cirillico). Già, perché “Vannacci faceva delle operazioni speciali” (anche lui): “non è uno sprovveduto, per questo ci vedo una mano, un disegno”. Del resto “Putin è stato il primo leader mondiale a capire la capacità di condizionamento e di destabilizzazione delle liberaldemocrazie con un uso spregiudicato di Internet”. Non a caso Google, Facebook, Amazon, WhatsApp, Instagram e Twitter sono nati tutti nei migliori garage di Mosca e di San Pietroburgo. Con la buonanima di Prigozhin ai fornelli.

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