giovedì 17 agosto 2023

Post ferragostano

 

Truffe d’assalto
di Marco Travaglio
Ora che anche il numero 2 della Nato parla come Orsini, ci aspettavamo un aggiornamento delle liste dei putiniani made in Corriere&Repubblica. Invece i nostri atlantisti preferiti battono la fiacca, dispersi in chissà quale località balneare. E si lasciano sfuggire l’occasione di smascherare l’ultimo pacifinto al soldo del Cremlino che vuole la resa dell’Ucraina e confonde aggressore e aggredito: Stian Jenssen, capo di gabinetto del segretario generale Jens Stoltenberg. Il quale, senza che Johnny Riotta, Sambuca Molinari e il duo Sarzanini-Guerzoni facessero una piega, s’è permesso di dichiarare: “La soluzione potrebbe essere che l’Ucraina ceda suoi territori in cambio dell’adesione alla Nato”. E di spiegare che la controffensiva ucraina è ormai mission impossible: lo stallo dura praticamente intatto da un anno, le regioni occupate di Donetsk, Lugansk, Kherson e Zhaporizhzhia restano in mano della Russia che “sta lottando enormemente, ma sembra irrealistico che possa conquistare nuovi territori. Piuttosto la questione è cosa l’Ucraina riuscirà a riprendersi”. Anche perchè a settembre torneranno la pioggia e il fango a impantanare tutto. Par di sentire, oltre ai “putiniani” del Fatto, il generale Mark Milley, capo di Stato maggiore Usa, che lo diceva già l’11 novembre. Se gli avessero dato retta allora, l’Ucraina si sarebbe risparmiata otto mesi di bombardamenti, immani distruzioni e decine di migliaia di morti.
Di questo, ora che l’ha capito anche il vertice Nato, dovrebbero discutere i governi europei per far cessare subito l’inutile strage sposando senza indugi le iniziative diplomatiche del Vaticano e della Cina. Nell’interesse non di Putin, ma del popolo ucraino e dell’Europa. E, nell’Ue, i più attivi dovrebbero essere i governi “sovranisti”, a partire dal nostro. Invece tutti tacciono, aspettando non si sa bene cosa, anzi si sa benissimo: altre stragi e devastazioni, finché sua maestà Joe Biden o chi verrà dopo chiuderà i rubinetti degli armamenti e dei miliardi, abbandonando l’Ucraina al suo destino. Possibile che nemmeno l’uscita del braccio destro di Stoltenberg svegli dal letargo i nostri intellettuali e i nostri media, per non parlare del Pd, tutti stancamente accucciati su un atlantismo di maniera che non convince più nessuno e non serve a nulla? Ieri, dopo la svolta della Nato, il sito di Rep tentava di alzare il morale della truppa con un titolo degno di Lercio e Osho: “La previsione di Bellingcat: ‘Tra sei mesi Prigozhin sarà morto o ci sarà un altro golpe in Russia’”. Noi non sappiamo se fra sei mesi Putin e Prigozhin saranno vivi o morti. Ma sappiamo che migliaia di ucraini oggi vivi saranno morti, per giunta invano. E la colpa sarà di chi non avrà fatto nulla per salvarli.

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