Agenda Dragula
di Marco Travaglio
Il successo della campagna e della petizione delle opposizioni (quindi esclusa Iv) sul salario minimo, che costringe la Meloni a tragicomici contorsionismi, dimostra la debolezza di un governo che pareva invincibile. Ma anche la malafede di chi scopre il salario minimo legale e fino all’altroieri lo avversava per un’unica ragione: come quasi tutte le buone idee che dominano il dibattito politico da anni -Rdc, dl Dignità, taglio dei parlamentari e dei vitalizi, Spazzacorrotti, Superbonus, transizione green – era dei 5Stelle, dunque farina del diavolo. Ora che l’hanno scoperta il Pd e Calenda, è pane degli angeli. Un giorno qualcuno calcolerà le occasioni perse dall’Italia per questo folle pregiudizio anti-“grillini”. E quante ne perderà ancora, visto che il governo riesuma la prescrizione modello Cirielli-Orlando che falcidia 100mila processi l’anno e smantella la Bonafede che la blocca dopo la sentenza di primo grado. Nel silenzio del Pd e con la complicità di Renzi e Calenda.
I giornali “progressisti” di Elkann e De Benedetti si spellano le mani perché le opposizioni sposano il ddl Conte sul salario minimo. Ma dimentica che questo sarebbe già legge da due anni, se nel 2021 non fosse stato rovesciato il Conte 2 col loro plauso; o se Draghi non l’avesse espunto dal Pnrr. Era il 26 aprile 2021 e Supermario, prima di consegnarlo all’Ue, ne presentò al Parlamento l’ultima versione. Che differiva da quella di pochi giorni prima in un solo paragrafo: era sparito limpegno di Conte per una “rete universale di protezione dei lavoratori” con il “salario minimo legale” per i “lavoratori non coperti dalla contrattazione collettiva nazionale, a garanzia di una retribuzione proporzionata alla quantità e alla qualità del lavoro svolto e idonea ad assicurare un’esistenza libera e dignitosa”. Solo sei mesi prima la Commissione Ue aveva sollecitato gli Stati membri a introdurre un salario minimo garantito. Quindi a Draghi non lo chiedeva l’Europa, ma Confindustria, mezzo sindacato e gli altri padroni del vapore. Il ministro del Lavoro Orlando non fece un plissé. Conte, un anno dopo, presentò a Draghi nove misure sociali, fra cui il salario minimo, per sostenere ancora il governo: nessuna risposta dal premier, silenzio dal Pd. Draghi ne parlò solo nel harakiri del 20 luglio in Senato: per non avere la fiducia dei 5S, stracciò le loro bandiere (Rdc e Superbonus) e sul salario minimo escluse sprezzante un “diktat del governo sul contratto di lavoro”. Il Pd gli votò la fiducia da solo, isolò Conte e con la stampa al seguito seguitò a menarla con l’”Agenda Draghi” senza salario minimo legale. Oggi pare che a non volerlo siano solo le destre. Ma è così difficile dire “ci eravamo sbagliati” e “l’Agenda Draghi era l’Agenda Dracula”?
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