mercoledì 27 febbraio 2019

Per le Pell


A volte guarda il destino: stavo appunto leggendo di lui e in Australia lo stanno per condannare a qualche decina d'anni di giusta galera, per le solite quisquilie, i contrattempi a volte anche irritanti di questi principi di paonazzo ricoperti.

Al sinodo, George Pell, che è generalmente considerato uno dei rappresentanti della destra e dell’ala conservatrice del Vaticano, un “ratzingeriano”, è stato uno dei cardinali critici nei confronti di Francesco. Come mi aspettavo, il cardinale minimizza il suo disaccordo che è trapelato nella stampa, dando prova di una certa casuistica, parlando in politichese: “Non sono un avversario di Francesco. Sono un leale servitore del papa. Francesco apprezza la discussione libera e aperta, gli piace ascoltare le idee di persone che non la pensano come lui”. George Pell evoca più volte l’“autorità morale” della Chiesa, che sarebbe la sua ragion d’essere e il suo principale motore per influenzare il mondo. Egli ritiene che dobbiamo rimanere fedeli alla dottrina e alla tradizione: non possiamo cambiare la legge, anche se la società sta cambiando. Di conseguenza, la linea di Francesco indirizzata verso le “periferie” e la sua empatia verso gli omosessuali gli sembrano vane, se non erronee. “È un bene essere interessati alle ‘periferie’. Ma resta necessario avere una massa critica di credenti.” Bisogna certamente occuparsi della pecora smarrita, ma bisogna restare attenti anche a quelle novantanove pecore rimaste nel gregge.

(Martel Frédéric. Sodoma)

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