martedì 24 ottobre 2017

Tendente al Lost


Ammaliato dalla prima ora da "The Walking Dead" in onda su Sky, che ieri ha trasmesso la prima puntata dell'ottava serie, avverto la solita aria sfinita ed esaurita degli sceneggiatori, la sindrome "Lost", non so se vi ricordate la serie dell'isola misteriosa partita alla grande per due, tre serie e poi miseramente persa nei meandri involutivi di una sceneggiatura che ad un certo punto, palesemente, ha esplicitato a tutti i fans di aver perso il filo della matassa, vulgo di non capirci più una mazza. 
Il sentore è identico, vista la puntata di ieri: i flashfoward, le temibili anticipazioni futuristiche, di Rick paiono confermare il brodo primordiali colpente coloro che scrivono trama e dialoghi. 
Se non l'avete mai vista, e per le prime sei edizioni avete fatto male, "bignamisticamente" parlando, la trama è la trasformazione misteriosa di umani defunti in zombie, e se alle origini questi vaganti incutevano timore e balzi sulla sedia, adesso vengono visti quasi con compassione e paciosa indifferenza, come Heidi intenti a cogliere margherite. A volte mentre i protagonisti dialogano, sentire l'ansimo e l'inconfondibile verso tendente al rauco, innervosisce oltremodo, quasi scocciando per la perdita di tempo che comporta la loro eliminazione, e non ci vorrebbe granché a consigliare agli autori di inserire una mutazione genetica in questi mostri, rendendoli più veloci e aggressivi al fine di riconquistare pathos e nervosismo, condimento per una serie di questo genere.
Ieri sera c'è stato l'incontro tra i nostri eroi ed i cattivi: ora, capendo che Negan non può morire nella prima puntata, per ovvie ragioni commerciali, come credere al dialogo tra lui e Rick armato di mitra? Se Negan è il nemico ed hai la possibilità di farlo fuori,  a che minchia serve il dialogo perditempo ed occasione funeraria? 
Otto stagioni sono tante, forse troppe. E la perdizione cognitiva di Lost, aleggia su cervici fantasiose ma prossime all'inesorabile declino, distaccante occhi e conseguenzialmente indici di gradimento.
Uerg, uerg! (traduzione letteraria del verso dei vaganti) 

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