lunedì 23 ottobre 2017

Chiara ... moci




Chiara-moci, visto il fidanzamento, chiariamoci dal lato linguistico: nessuna invidia né polemica artefatta, solo constatazione vissuta come un eremita che discende a valle ogni lustro e, stranito, non vede l'ora di tornare al suo anfratto per meditare sulla dea Bella, che sostanzialmente ha i suoi canoni e conseguentemente i suoi confini, labili ma tracciati dall'Olimpo oltre i quali si piomba in un mix svaporante alla massima velocità, come gli amici messer Frastuono ben conoscono. 
Ai tempi della lontana gioventù se mi fossi agghindato in questa modalità, mia madre mi avrebbe portato in analisi. Ma erano altre epoche, certamente. 
Che vedo in questa foto? Marketing estremo, smania per i followers, che passeranno velocemente, purtroppo per lui, dato che da qualche parte starà già nitrendo un alter ego prossimo profeta di questa era evanescente, arida di punti cardinali. 
Fischiettare un suo componimento non è consigliabile, meglio continuare a scandire giornate con motivi che nulla e nessuno toglierà mai alle nostre corde vocali. 
Perché allora scrivo? Per libertà di comunicare la mia inadeguatezza, tipica di chi entra nel canuto, avvertendo il discostamento con la corrente fluviale dell'oggi, mirante e smaniante la scia dei noti attuali, per ponderare se sia improvvido dedicarsi totalmente ad un sofficino multimediale di codeste dimensioni creante file estenuanti, assieme ad un compare, di minorenni ansiosi dell'autografo con sorriso, dispensato solo alla vista del pass, il nuovo cd. 
Propongono stili modaioli destinati nel breve al risucchio spettrale nel girone infingardo dell'Anonimato, nel quale tutti coloro che hanno impostato carriere sul nulla, prima o poi piomberanno. 
Passa tutto su questa terra, figurarsi quello che non si confà ai canoni della dea Bella!

Capisco che sia inutile spronare molti a guardare indietro, riscoprendo magie riposte negli scaffali dei tanti "anta" pregni di testi e musica recanti imprimatur dell'immortale, dell'Arte, del Suono. 
Puoi proporre qualsiasi cosa, non ti ascolteranno, non ti seguiranno, non ti comprenderanno, rimanendo fedeli a questi banchetti fieristici respiranti e proponenti novità già scialbe ed incolori. 
Non credo di essere musicalmente integerrimo ed ortodosso, pur ascoltando canzoni di trenta, quarant'anni fa, indissolubili ed indomite, pronte a scuoterti dalle fondamenta. 
Nomi non ne faccio, titoli non ne sparo, pur essendo convinto che occorra smascherare, evidenziare questi spot viventi, raccoglitori di like e denari pro loro, proponenti null'altro che il vuoto affastellato dietro torsioni mentali sconquassanti, tendenti a sperare e ricercare una visibilità ancora unica motrice di gioia e soddisfazione. 
Anni fa a nessuno veniva in mente di replicare od imitare un riff di Jimi come nel Rinascimento chi s'azzardava ad appioppare una scalpellata al marmo, sperando d'incarnare un nuovo Michelangelo? 
Ecco la demarcazione tra genio e paccottiglia: se sforni quisquilie, intravedrò facilmente la via per emularti per apparire, auspicando like, cuoricini che sono, ahimè per me, la colorazione della vita, e poco importa se il padiglione auricolare di default tenderà ad abbracciare, godendone, l'unicità e l'originalità tra i canoni imposti da madre Natura, come un riff blues, o le parole di Bob. 
E' musica, è arte, è prodigio e ogniqualvolta si riascoltano, sgorga l'effervescenza sfavillante, l'evidenziatore sinaptico di pensieri, ricordi, progetti, desideri, proponimenti e traguardi, ruminati in tutta la loro saporosa vitalità.
Paragonare l'antico con l'attuale è sempre fuori luogo. Si capisce però dal crinale del monte la meta del sentiero da percorrere, i relativi pericoli e le eventuali asperità. Accostandoli all'oggi, mi ansia vedere come fatui individui pregni di consigli per gli acquisti, riescano ad eludere convincimenti personali, trasportando coscienze e dignità nel megastore del vuoto sfavillante, obnubilante ed effimero come non mai.      

Nessun commento:

Posta un commento