venerdì 20 ottobre 2017

Adan



Adan era distrofico, Adan era scappato nel 2015 da Kirkuk, paese iracheno distante 250 km dalla capitale. 
Adan è morto per incuria, incuria e menefreghismo da cavillo burocratico italiano.
Assieme alla sua famiglia avevano chiesto protezione internazionale in Svezia ma dopo due anni di attesa, erano stati respinti e dal primo ottobre sono arrivati da noi. 
Adan, i suoi genitori e i suoi fratellini la prima notte l'hanno passata sotto un ponte, si, sotto un ponte di merda, come l'aria che si respira, a volte ma spesso, da noi! 
L'indomani si sono messi in contatto con la Caritas di Bolzano e Adan è stato portato in ospedale, perché non stava bene.
La notte successiva Adan e la madre hanno dormito in ospedale, la famiglia in un albergo pagato dall'associazione SOS Bozen. 
Adan la mattina successiva è stato dimesso e assieme al resto dei suoi cari ha trascorso due giorni nel parco davanti alla stazione di Bolzano.
Per dormire, con l'aiuto di associazioni, sono andati in un albergo, senza ascensore e Adan, non potendo salire, essendo distrofico, ha dormito sul pavimento di una sala di un centro giovanile, notoriamente il massimo per un bimbo distrofico. 
Il giorno seguente Adan lo ha trascorso sempre nel parco, la notte su un nuovo pavimento, quello di una chiesa evangelica.
Il 6 ottobre il padre ha completato la richiesta di protezione internazionale, senza la presenza di un mediatore linguistico-culturale. 
Si sono diretti al centro Caritas per mangiare ma, in presenza di barriere architettoniche, notoriamente consone ad un distrofico, Adrian è caduto ed è stato ricoverato in ospedale dove si è scoperto che aveva in corso un'infezione, chissà che cazzo avevano diagnosticato la volta precedente.
Il 7 ottobre Adrian è stato trasferito in rianimazione, poi in pediatria. Adrian a causa della caduta aveva entrambe le gambe ingessate. E' peggiorato ed è ritornato in rianimazione, dove è morto. 
Adrian, distrofico è morto così.
Avrà saputo che, per un cavillo burocratico, gli era stata negata l'accoglienza, perché un anno fa grazie alla professionalità di Luca Critelli direttore delle Ripartizioni Sociali della Provincia, quanto richiesto veniva negato per via di una precedente richiesta, anch'essa negata, fatta in Svezia.
Adrian, distrofico è morto così, in questa terra madre di migranti, dannatamente trasformatasi in insensibile e glaciale zona repressa in dignità, guardante l'affarismo e schiavizzante figli senza terra, scappati da guerre e miserie. 
Scrivo tutto questo, letto sul sito del Fatto Quotidiano, per esprimere il mio dolore, la mia silente complicità a cotante efferatezza compiute sui più deboli, non facendo nulla al proposito, schifosamente nulla. 
Sono nauseato dai discorsi di bastardi con il vuoto attorno che discutono, come vermi, su Ius Soli per fini politici, sono schifato del sentire ovunque "rimandiamoli a casa loro" come se avessero una cazzo di casa da qualche parte. 
Mi vergogno, pubblicamente, della mia inoperosità al riguardo e piango questo martire, che hanno fatto dormire su un pavimento di una chiesa, ben conoscendo le centinaia di metri quadri pro zucchetta che altri mestieranti della fede, posseggono. 
Mi distacco formalmente da ogni panegirico prossimo che sentirò attorno all'amore fraterno, all'insegnamento inoculato da tanti che vivacchiano selvaggiamente in decine di stanze lussuosamente addobbate. 
Mi sono rotto i coglioni di falsità, di spergiuri, trasudanti un disinteresse generale, rinfocolato soltanto dal guadagno pro capite di chi si arricchisce alle spalle di questi miei fratelli, senza patria, speranza e dignità.
Chiedo di essere lasciato in pace da chicchessia, da soloni senza vita, fantasmi che blaterano intubati di merda affaristica. 
Piango Adan, andatosene nell'indifferenza generale, mi stanno sui coglioni, profondamente, coloro che ancora notano diversità di colore, di occhi, di linguaggio, di confine, di nazione, convinti che l'appartenenza al pianeta, alla razza sia dettato esclusivamente dal conto in banca e dall'interesse economico.
Adan, perdonaci! Perdonaci nella tua bellezza, nella tua pienezza, nel tuo martirio. Non ci rimane che dirti questo, in questa terra pregna di briganti menefreghisti!      

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