venerdì 20 ottobre 2017

Non dovrei


No, entrare in questo dedalo non è conveniente. Ne sono stato fuori da sempre, subodorando una difficoltà enorme nel spiegare, nel discettare in proposito, nel prendere posizione, un azzardo visto la facilità con cui è semplice debordare, farsi prendere la mano, tendendo allo sproloquio.
Ma tant'è che la voglia di dire la mia è enorme. E allora... assisto tra pietismo e stupore alle innumerevoli prese di posizione sulla vicenda Weinstein e mi domando: confessioni dopo decenni, sono moralmente accettabili? Il maiale potentissimo perché non è finito alla giusta gogna in tempi accettabili? Cosa c'è dietro a questo suo fulmineo, celerissimo, subitaneo affossamento, come se tutti i mali e i fattacci hollywoodiani si siano accentrati contro il più famoso dei produttori?   
Mettiamo da parte le ovvietà e diciamocelo chiaro: cosa porta alla ribalta un/a anonimo/a giovane da tempo immemore? La bravura? Può essere. In che percentuale? A mio parere non superiore al 15%. E che altro? Dai, non moralizziamo oltremodo! Vopuli ha insegnato, da sempre, che per far carriera nel mondo dello spettacolo, del cinema, non so se anche del teatro, occorre essere, molte volte, disposti ad accettare qualunque proposta, anche, e in special modo, a sfondo sessuale. 
Quelli/e che inorridiscono al proposito, in genere, hanno la coscienza macchiata o sono imbambolati e convinti che il più bravo alla fine sfonderà sempre? Che non è una smargiassata, anzi. Ma i migliori sono pochi, i visi quasi sommersi dal livello dell'acqua dell'oblio invece, molti, la stragrande maggioranza. 
E allora che cos'è questa corsa sfrenata a spararla più grossa, addirittura moraleggiando? 
Facciamo mente locale: ai tempi della nascita delle tv commerciali italiane per mano di chi sappiamo, riuscite freddamente ad immaginarvi che accadde alla partenza di trasmissioni, ad esempio, tipo Drive In? Di ciò, pare, abbiamo prove concrete, dette dal Puttaniere in persona, che si vantava di aver avuto momenti intimi con molte di starlette dell'epoca. 
Non colpevolizzo nessuno, ci mancherebbe. Mi disgusta però quest'aria puritana, questo meravigliarsi di molti/e davanti a confessioni datate. Passerei da coglione se non dubitassi in merito. Come rispetto la vita di molti/e così essi/e devono rispettare la mia dignità di pensante. 
Cambio scenario: arte moderna, visibilità. So per certo da fonti autorevoli che l'affermazione di un'opera, chiamiamole così, eccentrica di qualsiasi genere, richiede una predisposizione ad accettare ogni proposta; ne consegue ciò che da sempre, ignorantemente, penso: se per affermare il tuo talento artistico devi sottostare a delle regole non scritte, non avendo la capacità per emergere, la tua non è arte, perché forse non è arte nulla di ciò che producono nello specifico i contemporanei. 
Si dirà: Michelangelo era avido, Raffaello un dongiovanni. Vero: ma come avrebbero potuto gli intenditori dell'epoca tralasciare le loro opere? 
Adoro i geni che sono morti in povertà, prendete ad esempio Van Gogh, a cui il fratello vendeva le croste per un pezzo di pane. Vincent non poteva che creare capolavori, essendo un mezzo d'unione tra l'Olimpo dell'Arte e l'umanità. Sfanculava la ricchezza impegnato com'era a divinizzare le tela. 
Oggi non è più così. Contano soltanto le verticali di Krug, il dorato mondo dei potenti critici, l'attenzione dei media, il lucro. Che non sia per questo che, a mio modestissimo parere, i dardi dorati della dea della Bellezza, non arrivano più? 
Hollywood è da sempre una porcilaia camuffata da mondo dorato, squallidi esseri come Weinstein ne hanno sempre calcato i prosceni. Inorridire per questo, ora, è come protestare per la fame nel mondo, mentre s'adocchia, ingioiellate, il mendicante nei dintorni del foyer splendente della prima scaligera.
    

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