venerdì 30 giugno 2017

Fondo senza fine


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giovedì 29/06/2017
TUMORI
Oncologia palliativa, grandi affari e “pezzi di polmone venduti”
NELLE INTERCETTAZIONI FANELLI, EX PRIMARIO DI PARMA AI DOMICILIARI, ILLUSTRA IL BUSINESS ALLE MULTINAZIONALI: “NON BATTERE LA MALATTIA, MA PRESCRIVERE SOLO FARMACI PER IL DOLORE INTENSO”

di Davide Milosa

“A te interessa il giovane che sta sul territorio, che lavora e prescrive”. Questa la regola che deve prevalere anche quando l’argomento è il cancro. Guido Fanelli non si fa scrupoli, l’importante è il guadagno. L’ex primario di anestesia all’ospedale di Parma travolto dall’inchiesta dei Nas e finito ai domiciliari l’8 maggio scorso, ne parla spesso. Le nuove intercettazioni emergono da un’informativa depositata nei giorni scorsi alle parti. L’obiettivo è favorire la ditta farmaceutica Angelini e il medicinale Vellofent a base di Ossicodone (sostanza oppiacea), utilizzato per la cura del dolore in pazienti affetti da patologie oncologiche.

Ecco allora come Fanelli spiega il discorso fatto a un manager dell’Angelini: “Gli ho fatto la distinzione e l’ho inculato (…). Lui ha abboccato e ho messo a bordo il tonno. Gli ho detto: ma tu vuoi oncologi o oncologi palliativisti. Lui è ignorante non ha capito (…). Perché l’oncologo fa la specialità per vincere il cancro, perciò si occupa delle cose virali, della Pet, della leucemia, della madonna…”. Invece “fare l’oncologo palliativista è una sconfitta, perché loro si specializzano per battere il cancro (…) ma muoiono tutti con il cancro”. La conclusione: “Gli oncologi palliativisti sono quelli che curano il dolore episodico intenso. (…) Che è il loro farmaco”. Ecco allora la necessità di avere una rete sul territorio. Fanelli ne parla con il direttore marketing dell’Angelini. Dice: “Noi li diamo (…) poi Angelini va a fare il fishing”. In che modo? Ai convegni medici occultamente sponsorizzati dalle case farmaceutiche. Dice: “Se vengono questi trenta (medici, ndr) possiamo metterli tre ore in albergo dove loro fanno la presentazione di pentole e compagnia”. I convegni ai quali poi saranno spiegate le caratteristiche del farmaco devono avere i nomi giusti. Spiega Fanelli. “Le aziende mettono se vedono un titolo loro, altrimenti non mettono un cazzo (…) . Bisogna vendere il progetto con il titolo che aggrada allo sponsor non con il titolo che aggrada la comunità scientifica”. Fanelli non ha remore davanti a malattie così devastanti per il paziente e per le famiglie. Spiega: “Io prendo soldi dall’una e dall’altra. Sono bravo a tenere il piede in cinque scarpe!”. Il paziente è l’ultimo pensiero. Non si ferma nemmeno davanti agli allarmi del ministero della Salute sull’abuso di Ossicodone.

Al manager Angelini preoccupato, Fanelli spiega: “Facciamo due eventi sull’appropriatezza dell’uso degli oppioidi e la comunichiamo al mondo attraverso Expo”. L’intercettazione è dell’aprile 2015. Il punto è sempre lo stesso: favorire le case farmaceutiche, facendo sperimentazioni su pazienti ignari. Tutto sembra valere per Fanelli. Anche “un integratore che funziona bene (…) volevamo mettere su un pilotino con 20 pazienti”. Non c’è tregua. Per Fanelli e per il suo entourage. Tra questi, Giuseppe Vannucci che ha un ruolo di raccordo tra l’ex primario e le aziende. Scrivono i carabinieri: “Vannucci ammetterà di aver venduto pezzi di cadaveri a studenti di Medicina”. Dirà: “Facevo il tirocinio in anatomia patologica, vendevamo pezzi di polmone”.

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