martedì 13 maggio 2025

Mitica!


Leone si guardi dai buoni e dai sinceri democratici

di Daniela Ranieri 

A fare, e forse a volere, più del male a Papa Francesco non era tanto la destra conservatrice e bigotta americana, rappresentata in Conclave dal pittoresco cardinale Burke (quello con lo strascico rosso di 10 metri), dai corvi fuori e dentro il Vaticano, dai cattolici fondamentalisti che l’accusavano di essere l’Anticristo, di volere la sostituzione etnica e lavorare per il demonio (notoriamente filo-islamico) e di usurpare il trono di Pietro spettante a Ratzinger, indotto a dimettersi per fare posto al Papa terzomondista ed ecologista per oscuri disegni “progressisti”. No, i suoi nemici più pericolosi, perché apparentemente più autorevoli e molto più influenti, erano i nostri liberali benpensanti, i sinceri democratici da talk-show e i guerrieri da scrivania, per i quali Bergoglio era una spina nel fianco.
Bergoglio esecrava la guerra, il core business ideologico (e non solo) del nostro blocco borghese. Siccome poi, lucido come pochi esperti di geopolitica, identificò “l’abbaiare della Nato alle porte della Russia” quale principale causa della guerra all’Ucraina, finì nella lista dei sabotatori stilata dai fan della Nato e di tutte le sue guerre sante. Ernesto Galli della Loggia, firma forte del Corriere, definì la posizione di Bergoglio “filo-russa” tout court; non importava che il Papa avesse parlato di “atto sacrilego e ripugnante” da parte di Putin. Quando un anno fa Bergoglio smontò il concetto di “guerra giusta” (che tuttora dà da mangiare a tanti nostri poveri ricchi), invocando la “bandiera bianca” come primo passo per arrivare a un negoziato, nelle redazioni i nostri guerrafondai (quasi tutti riformati) presero a censurarlo o a trattarlo come un anziano scioccherello e idealista, dopo ovviamente avergli dato del putiniano.
Non dimentichiamo che nel 2022, regnante Draghi (sempre sia lodato), il Papa si permise di definire l’aumento per le spese militari al 2% del Pil una cosa da “pazzi”: erano tutti coinvolti, gente cattolicissima del Pd e di Iv, berlusconiani, centristi baciapile e post-fascisti meloniani; tutti, tranne i 5 Stelle, a favore delle armi, cioè della morte.
A fine 2024 col libro Spera Bergoglio chiedeva alla comunità internazionale di “indagare con attenzione” se le accuse di genocidio del popolo palestinese “formulate da giuristi e organismi internazionali” contro Israele fossero fondate. La reazione del sistema, che è pur sempre foraggiato da un governo che in questo anno e mezzo ha continuato a inviare a Israele armi e sostegno morale, è stata violentissima. L’ambasciata israeliana presso la Santa Sede protestò: “Chiamare l’autodifesa con altri nomi significa isolare lo Stato ebraico”, prospettiva molto più terrificante, per il nostro establishment mediatico (che solo ora, a quota 50-70 mila morti palestinesi, emette qualche flebile rimbrotto parlando di “reazione sproporzionata” di Israele), della morte di decine di migliaia di bambini. Poco dopo, il rettore dell’Università delle Religioni dell’Iran Abolhassan Navab riferì a un’agenzia che Bergoglio gli avrebbe detto: “Noi non abbiamo problemi con gli ebrei, il nostro problema è con Netanyahu, che ha causato la crisi senza prestare attenzione alle leggi internazionali e ai diritti umani”, frase peraltro di una chiarezza disarmante. La Stampa invitò i lettori a ignorare il Papa, accusandolo in sostanza di stare con gli Ayatollah. Sul Foglio Giuliano Ferrara, già remunerato dalla Cia per i suoi servigi, lo scomunicò: “Le linee rosse le ha passate tutte, e malamente”, Bergoglio “abbrutisce e avvilisce” la Chiesa, anzi “se ne serve”.
Per questi custodi dell’ordine atlantista Bergoglio era pericoloso perché la sua critica non riguardava solo la guerra, ma il modello di società euro-americano basato sulla “cultura dello scarto”, che riduce l’essere umano a merce, e sullo sfruttamento dei poveri e dei lavoratori a favore delle oligarchie: i capisaldi del neoliberismo. Infatti ancora sere fa, benché sia indifeso come può esserlo un corpo che riposa in una tomba spoglia com’era la sua stanza a Santa Marta, Bergoglio è stato irriso da Paolo Mieli a Piazzapulita come una specie di idiota, un (testuale) improvvisatore, che faceva battute, chiamava collaboratori a casaccio e chiacchierava a vanvera di “pace pace pace, viva la pace!”. Ieri sempre il Corriere ospitava un velenoso padre Georg Gänswein, via Massimo Franco, speranzoso che il nuovo Papa porti chiarezza laddove Bergoglio portò “confusione”, “arbitrarietà” e “anomalia”. Ora, questo Leone XIV già comincia male: “Ai grandi del mondo dico: mai più guerra”, ha detto nel suo primo Regina Coeli: e adesso che ci facciamo con le armi che arriveranno col lungimirante piano ReArm? Sappia, il leader spirituale di 1,4 miliardi di fedeli, che è già attenzionato nelle redazioni dei Buoni quale possibile putiniano e antisemita.
(I più invisi a Cristo, nei Vangeli, non sono i malvagi, per i quali c’è sempre speranza, ma i sepolcri imbiancati).

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