Faticare molto e lagnarsi poco
di MICHELE SERRA
Ci siamo giocati pure il ministro Giuli, noi che speriamo sempre in un avversario di buon livello, così magarimigliora anche il nostro. Ci sembrava abbastanza snob e scafato, Giuli, da evitare di accodarsi alla tiritera autolesionista sulla sinistra pigliatutto in campo artistico: che poi è come sottolineare che, in quel campo, la destra italiana è, per sua tenace tradizione, piglianiente. Zero tituli.
Ma no, ci è caduto pure lui, con l’aggravante che da un ministro — se non è il Salvini — ci si aspetta quel tanto di aplomb istituzionale che basta per sembrare al di sopra della mischia.
Come ognuno ha ben chiaro, il casellario destra/sinistra è troppo angusto per contenere un materiale ingombrante come la cultura e l’arte. Arte e cultura — proviamo a ripeterlo per la miliardesima volta — sono corse individuali, fatiche personali nelle quali talento e merito sono decisivi (e i libri letti, i film visti, le discussioni fatte, sono come i chilometri in allenamento degli sportivi). Il lobbismo, le amicizie politiche, l’aria che tira possono soccorrere o premiare qualche mediocre, come la destra di sottogoverno ha mostrato di sapere e volere fare e come la sinistra novecentesca fece, con la differenza sostanziale che non lo fece dal governo ma dall’opposizione, nei cinema d’essai, nei teatri off, nei cabaret, nei circoli culturali, nelle case editrici, spesso con pochi soldi e molto, moltissimo lavoro.
L’elenco degli artisti, scrittori, cineasti, attori, cantanti “di sinistra” (tanto per stare allo schemino) che possono legittimamente dire di essere stati underdog, soli con il loro talento, è così lungo che a nessuno di loro è mai venuta la voglia di rivendicarlo. Faticare molto e lagnarsi poco, è la regola che vale in tutti i campi del lavoro, compreso quello intellettuale.
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