mercoledì 28 maggio 2025

L'Amaca

 

La sai l’ultima sui dazi?
di MICHELE SERRA
Una eventuale tesi di laurea dal titolo “Le dichiarazioni di Trump sui dazi dal giorno del suo insediamento” varrebbe un dottorato in economia o in psichiatria? O in storia dell’arte, in quanto esperimento neo-dadaista? Ha annunciato tutto e il contrario di tutto, mosso guerra e fatto pace nel giro di un minuto, dato i numeri come un pallottoliere rotto, minacciato sconquassi e accettato bonari compromessi con gli stessi interlocutori. I farabutti del mattino diventano amiconi alla sera, il nemico da distruggere varia a seconda di dove cada sul mappamondo il dito di Donald.
I media e le Borse hanno inseguito questa vera e propria taranta di dichiarazioni con il fiato sospeso, come se le parole di Trump avessero un senso compiuto, o perlomeno un secondo fine, contenessero un calcolo politico oppure personale (Trump non distingue i due campi). Questo fa pensare che i media e le Borse dovrebbero dotarsi di ammortizzatori migliori, di un vaglio che consenta, almeno ogni tanto, di separare i fatti dalle chiacchiere.
Va bene che le chiacchiere di un presidente degli Stati Uniti contano qualcosa di più di quelle di un fanfarone qualunque: ma se ogni giorno cambiano l’umore e lo scenario, possibile che non si possa tentare, almeno tentare di mettere, tra Trump e la realtà, la giusta distanza? Dell’umoralità delle Borse si è molto scritto, è come se perfino l’economia avesse dei sentimenti, per esempio panico ed euforia (i sentimenti di mezzo non risultano). Ma i media, non potrebbero mettere la quotidiana esternazione di Trump sui dazi tra le brevi di cronaca, come esercizio di indipendenza critica?

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