La fatica degli ebrei democratici
DI MICHELE SERRA
Sono immaginabili lo sconcerto, la delusione, l’impotenza degli ebrei democratici — più degli altri quelli che hanno creduto in Israele — di fronte alla interminabile, feroce rappresaglia di Gaza. Quasi ogni giorno, da un anno, bambini palestinesi sotto le macerie di scuole, ospedali, campi profughi, quasi ogni giorno medici, infermieri, insegnanti, adulti imputabili solo di essere membri di quella comunità.
Erano lì, abitavano lì, lavoravano lì, non potevano essere altrove. Non basta, no che non basta, per essere definiti “terroristi”.
In risposta alla mattanza del 7 ottobre, ecco una mattanza più vasta e prolungata, accanita e interminabile, come se “occhio per occhio, dente per dente” fosse ancora la sola legge riconosciuta, come conferma il ridicolo/atroce post di un ministro israeliano di estrema destra che, per festeggiare l’uccisione del nemico, cita il Levitico. Bigotto e feroce, identico ai feroci bigotti di tutte le religioni. Se Dio esistesse, li fulminerebbe.
Gli ebrei democratici, milioni nel mondo e tanti anche in Israele, sono l’onore residuo di Israele, anche se il governo israeliano non lo sa, e fa di tutto per disgustarli. Libri come Il suicidio di Israele di Anna Foa, Gazadi Gad Lerner, Il sentiero dei dieci di Davide Lerner, per rimanere nel nostro piccolo Paese, parlano della irriducibile forza intellettuale di un popolo disperso e perseguitato che rifiuta di affidare al Levitico la propria umanità.
L’antisemitismo è osceno per ragioni molteplici. Non ultima, la riduzione delle persone ebree a una tribù bellicosa. Gli ebrei sono molto di più di Netanyahu, e anche molto di più di Israele.
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