Bagasce&troioni
di Marco Travaglio
Uno dei mille aneddoti svelati da Antonio Padellaro nel suo strepitoso libro Solo la verità lo giuro (Piemme), riguarda l’ex ministro dei Trasporti Claudio Signorile, leader della “sinistra ferroviaria” del Psi. Che 40 anni fa, a proposito di uno dei tanti scandali alle Fs, anticipò a lui e a Paolo Graldi la linea difensiva della banda Toti: quella delle mazzette fatturate, dunque “trasparenti” e lecite. Ma si era raccomandato: “Ragazzi, è roba confidenziale, non scrivete una riga”. Oggi invece gli scudi umani, cioè gli avvocati, ministri, politici e giornalisti appesi agli specchi delle tangenti alla genovese, quella sesquipedale minchiata giuridica la sbandierano ai quattro venti. In Parlamento, in tv, sui giornali, sui social. E con l’aria indignata, come a dire: dove andremo a finire, signora mia, se un pubblico amministratore non può più nemmeno vendere la sua funzione a un imprenditore e un’ora dopo passare dalla barca alla banca per incassare la rispettiva tangente tracciabile e fatturata. Delle due l’una: o ignorano il Codice penale e la legge sul finanziamento ai partiti, che parla di “erogazioni liberali” (cioè spontanee e disinteressate) dai privati, non di norme o delibere o concessioni o licenze vendute un tanto al chilo; oppure sanno tutto, ma se ne infischiano e fanno come Toti&C. Nel qual caso farebbero meglio a costituirsi nella più vicina caserma, confessare e patteggiare prima di essere beccati anche loro.
I più spiritosi invocano il “primato della politica”, come se le foto e i filmati della Guardia di Finanza al porto di Genova non l’avessero immortalato a sufficienza. Un incessante e imbarazzante pellegrinaggio di politici di destra, di centro e del solito Pd su e giù dallo yacht di Spinelli, lasciando spesso fuori i cellulari perché non si sa mai, ignari dei trojan ma non dei “troioni” e delle “bagasce” che la cricca metteva gentilmente a disposizione per viaggi all inclusive, pagando pure le borse griffate e gli orologi che i pubblici amministratori straccioni fingevano di regalare a proprie spese. Sono trent’anni che, appena finisce dentro qualcuno dei suoi, la banda del buco rivendica il “primato della politica”. Ma quello sbagliato, sulla magistratura: come se la politica fosse al di sopra della legge. Non quello giusto, sull’economia e le lobby: infatti tutti gli scandali nascono da politici genuflessi a chi li paga. Quelle processioni sulla passerella del “Leila2” ricordano Fantozzi e Filini sullo yacht del direttore magistrale duca conte Pier Matteo Barambani, che finge di invitarli a un weekend in barca perché “la mia famiglia siete voi” e poi li adibisce a mozzi di bordo chiamandoli democraticamente “i miei poveracci, i miei pezzenti, i miei cari inferiori”. Le vere bagasce, i veri troioni sono loro.
Nessun commento:
Posta un commento