Un esercito di zeri
DI MICHELE SERRA
Ci ho provato, ma non ho capito come siano stati calcolati e in quali forme eventualmente retribuiti i 46 miliardi di dollari che Elon Musk esige dalla sua creatura Tesla, con grande allarme degli azionisti. Leggere la formula “maxi-stipendio” fa sorridere.
Si tratta di quarantaseimila milioni di dollari (o di euro). Cioè quarantaseimila volte la cifra (un milione) che per la stragrande maggioranza degli esseri umani, anche in Occidente, rappresenta una certa sicurezza economica.
Per l’umanità ordinaria quella cifra è fiction: non è traducibile nella realtà, non appartiene alla vita concreta. Non è potere d’acquisto, non è ricchezza, non è denaro, non è benessere, forse non è neppure più Capitale.
Il deposito di Paperone, al confronto, appare un grosso, vecchio, patetico salvadanaio.
Il patrimonio personale di quelli come Musk (pochissimi nel mondo) è puro simbolo, è potere, è l’unzione di un dio (o di un idolo), è una quantità non quantificabile, non giudicabile. Non è più economia, è metafisica, è religione.
Chi tenta di ricollocare quelle cifre, quell’esercito di zeri, nel novero dell’economia materiale o dell’economia finanziaria, spiegandole come elemento di un grande affresco collettivo, tende a dimenticare che si tratta pur sempre, e comunque, del patrimonio almeno nominalmente attribuibile a una singola persona. Non credo conti essere di destra o di sinistra o quant’altro per cogliere che qualcosa di patologico, di degenerativo alimenta questa lievitazione surreale, mai vista nella storia umana, dell’accumulo individuale di ricchezza e di potere.
Forse i Faraoni; e, dicono, il Re Sole.
Ma è mai possibile che siamo ancora lì?
Nessun commento:
Posta un commento