martedì 14 maggio 2024

Intervista illuminante

 

“Il caso Liguria insegna: siamo una cleptocrazia”
EX MAGISTRATO E SENATORE M5S - “La maggioranza vuole tappare l’ultima falla rimasta per immunizzarsi: le intercettazioni”
DI ANTONELLA MASCALI
Senatore, alla Camera si voterà l’ordine del giorno per vietare il trojan per corruzione. A palazzo Madama sarà votato il limite dei 45 giorni per intercettare. È un disegno politico per spuntare le indagini e proteggere colletti bianchi e politici collusi?
Dopo la successione di vicende giudiziarie che dal Piemonte alla Sicilia, passando per la Liguria hanno portato alla luce la progressiva normalizzazione in campo nazionale della commistione tra corruzione e malapolitica, ventre molle delle infiltrazioni mafiose, i partiti della maggioranza hanno impresso una accelerazione alle riforme per correre ai ripari non contro la diffusione della metastasi della corruzione, ma, al contrario, contro il pericolo che altre vicende analoghe vengano alla luce. Bisogna tappare l’ultima falla rimasta nel sistema di autoprotezione che immunizza dal rischio di incriminazione: le intercettazioni. Visto il precipitare degli avvenimenti, occorre concludere in fretta.
Questa corsa per neutralizzare le indagini ci dice che siamo di fronte a una nuova Tangentopoli?
Siamo purtroppo ad una ciclica riedizione di pratiche del passato. Di nuovo c’è l’arroganza di chi invece di emanare una legge seria sul conflitto di interessi e sulle lobby, sta apertamente sdoganando come leciti il conflitto di interesse e la degenerazione della politica in cinghia di trasmissione di occulti interessi di grandi e piccoli comitati di affari, in una forsennata corsa al ribasso che sta ponendo le premesse per una transizione dalla democrazia alla cleptocrazia.
Perché ora è l’imprenditore il dominus e non il politico?
È una replica su scala locale di un fenomeno di portata generale: la subordinazione della politica all’economia, divenuta il nuovo principe.
Il ministro Guido Crosetto ha detto che la magistratura è un potere che non ha più controlli. Riccardo Molinari, capogruppo alla Camera della Lega, auspica un pm asservito al governo. Che lettura dà?
Crosetto prima lamenta che in nessun Paese come in Italia c’è un livello così basso nel rispetto dei ruoli istituzionali, e poi commentando la vicenda giudiziaria che ha portato all’arresto di Toti, da un pessimo esempio personale di questa degradazione del senso delle istituzioni senza tenere conto che l’ordinanza di custodia cautelare non è emessa dal pm, ma da un giudice e senza avere letto una carta del quel procedimento penale. Secondo lui non è bastato avere legalizzato l’abuso di potere finalizzato al voto di scambio con l’abolizione del reato di abuso di ufficio, bisognerebbe normalizzare anche la pratica della prostituzione occulta della funzione pubblica a favore di lobby e comitati di affari in cambio di voti e di finanziamenti, perché ci sarebbe una magistratura politicizzata che si ostina a qualificare tale “innocente” prassi come corruzione, applicando l’art. 318 c.p. Mi pare che forse aspiri a ricoprire una nuova carica: quella di Ministro della Guerra contro la magistratura, mettendo in ombra il Ministro Nordio che sta già svolgendo egregiamente il ruolo di Ministro del disarmo unilaterale della magistratura nel contrasto alla corruzione. E la Lega rivela apertamente la vera finalità dei progetti di riforme costituzionali che riguardano la magistratura: la sua sottoposizione al controllo politico
Pensa che la questione morale non interessi più all’opinione pubblica?
Nei miei dialoghi con la gente registro rabbia e disprezzo per una politica giudicata irredimibile nei suoi vizi. Sentimenti che alimentano l’astensionismo o peggio forme di rassegnato cinismo di chi perviene alla conclusione che il rispetto delle regole sia divenuto perdente e quindi occorre adattarsi perché il pesce puzza dalla testa. Di giorno in giorno la moneta cattiva sta cacciando quella buona.
Senza il trojan non sarebbe esistita l’indagine di Genova. La politica ha paura?
Il divieto del trojan per indagini sulla corruzione è la chiusura del cerchio di altre riforme sulle intercettazioni. Siamo ormai al favoreggiamento per via legislativa della corruzione e del crimine a discapito dei diritti basilari dei cittadini ritenuti sacrificabili in nome della battaglia per la privacy, trasformata in zona bunker che garantisce l’invisibilità dell’esercizio del potere e l’immunizzazione contro ogni forma di controllo penale.
Non ci sarebbe stata l’inchiesta genovese, e non solo, anche con la norma sui 45 giorni di tempo per intercettare….
La riforma è stata votata in commissione Giustizia a tamburo battente senza neppure volere ascoltare gli esperti della materia. Tutte le nostre proposte emendative per limitare i danni sono state bocciate con una alzata di spalle, anche le più ragionevoli e minimaliste, come quelle di escludere da tale tagliola temporale, micidiale per il buon esito delle indagini, i reati più gravi come gli omicidi, i reati da codice rosso, o quelle subordinate di prolungare i tempi sino a 180 giorni o anche 90.

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