Sacrificio, umiltà, modestia ed esperienza Questa Champions è il capolavoro di Carlo
di Arrigo Sacchi
Ancelotti ha fatto un capolavoro. Non era tra i favoriti in questa Champions League e invece ha avuto il coraggio e la forza di vincerla. E sulla sua strada ha eliminato il Psg, il Chelsea, il Manchester City e il Liverpool, cioè il Gotha del calcio mondiale. Il Real Madrid di Carletto (e di suo figlio Davide, aggiungo) non era probabilmente la più forte squadra sulla carta, ma ha dimostrato di essere il gruppo che aveva più spirito di sacrificio, più umiltà, più modestia e più esperienza.
Il Liverpool, certamente sfibrato dalla lunga lotta con il Manchester City per la Premier League, ha dominato nel primo tempo, ha creato diverse occasioni, ma ha trovato di fronte a sé un Courtois monumentale. E poi, minuto dopo minuto, il Real è venuto fuori. Carletto è stato molto intelligente: sicuramente sapeva che gli inglesi non erano al top della condizione atletica, ha scelto di partire prudente, di farli sfogare per avere un
vantaggio nella ripresa. È stato un allenatore tattico che, conoscendo le forze dei suoi ragazzi e quelle del nemico ed essendo conscio di non potersela giocare sul piano del ritmo e della velocità, ha deciso di puntare sulla saggezza, sull’attenzione difensiva e sulla voglia di sacrificarsi dei suoi campioni. I quali lo hanno ripagato, perché tutti avete visto le rincorse di Modric, di Benzema, di Kroos. Mi viene da dire che il Real Madrid ha giocato all’italiana, ma questo era l’unica strada possibile per arrivare al successo.
Alla fine della partita ho ammirato la stretta di mano di Klopp a Carlo: un gesto da vero signore, nel quale ho letto la stima profonda dell’uno nei confronti dell’altro. Il capolavoro di Carlo non sta soltanto in questa Champions League, ma nell’aver conquistato la Liga, nell’aver saputo creare un gruppo coeso, partecipe, sempre pronto al sacrificio. Erano andati via diversi giocatori da Madrid, nell’estate scorsa, di sicuro non si pensava di vincere il trofeo più importante.
E invece Carletto è stato un vero e proprio mago. Aiutato dai suoi collaboratori, dai dirigenti, da un ambiente che trasmette entusiasmo, è stato capace di superare autentici squadroni e di raggiungere la gloria. E lo ha fatto, Carlo, con la sua dote principale: l’umanità. Se ha conquistato quattro Champions League da allenatore, due con il Milan e due con il Real Madrid, un motivo c’è, e questo motivo sta nell’atteggiamento che lui ha nei confronti del calcio, dei giocatori,d egli avversari, dei tifosi, dei dirigenti. È una bella persona, e con questo credo di aver spiegato tutto. In questa stagione, che non si annunciava semplice, è stato bravo a sfruttare il massimo di quello che aveva a disposizione. È la sua caratteristica: ovunque vada, vince. Anche questo è un dettaglio (per niente piccolo) sul quale riflettere. Vedere i giocatori del Real Madrid difendere in quel modo, con quello spirito di gruppo e con quella determinazione, è un’anomalia (considerati la storia e lo stile del club) e, nello stesso tempo, una lezione per molti: si arriva lontano soltanto se assieme si superano tutti gli ostacoli. Carlo e i suoi ragazzi non li hanno superati: se li sono mangiati, nel corso di una stagione davvero spettacolare e della quale tutti i tifosi del Madrid saranno orgogliosi. Grandi! Di più: immensi. In questa vittoria ci sono valori morali che devono essere evidenziati e che dovrebbero essere alla base di ogni progetto sportivo.
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