Draghi ci manipola. Deve nasconderci che è impegnato ad allungare la guerra
di Alessandro Orsini
La manipolazione dell’opinione pubblica è fondamentale nella lotta per il potere. Tutti i governi dispongono di una squadra di esperti in questa materia delicata. Siccome la manipolazione dell’opinione pubblica nelle società libere è più difficile rispetto alle dittature, i manipolatori democratici sono una merce ambita dai governi occidentali. Le tecniche (i mezzi) che conducono alla manipolazione (il fine) sono numerose. Per ragioni di sintesi, le distinguo in due grandi categorie: brutali e raffinate. Un esempio di tecnica brutale è l’uccisione o l’intimidazione dei giornalisti. Una volta eliminati, i raggiri del governo potranno circolare senza opposizioni.
Le tecniche raffinate sono una questione più complessa perché richiedono tre condizioni di base. La prima è una popolazione molto impreparata in materia di sicurezza internazionale. Se le persone non conoscono i meccanismi di innesco della prima e della seconda guerra mondiale, saranno indotte facilmente a ripetere gli errori del passato o a non riconoscerli. La seconda condizione è una grande quantità di giornalisti e intellettuali compiacenti. La terza condizione è la velocità con cui i media passano da una notizia all’altra: una velocità che internet ha esasperato. Il passaggio vorticoso da una news all’altra non concede agli studiosi il tempo necessario per smascherare le manipolazioni dei governi. Proviamo con un esempio suddiviso in tre fasi: 1) un certo governo avvia un tentativo di manipolazione dell’opinione pubblica; 2) qualche intellettuale se ne accorge e lo denuncia; 3) ma la notizia è stata già scalzata da una nuova notizia e gli studiosi si ritrovano a gridare nel deserto. Questo schema si trova anche nel modo in cui il governo Draghi ha appena manipolato l’opinione pubblica in Italia. Nella prima fase, Draghi ha rifornito l’Ucraina di alcune spaventose macchine di morte che sono gli obici FH 70 con una canna di 12 metri in grado di sparare proiettili fino a 30 km di distanza. Il tutto è stato secretato perché Draghi sa che gli italiani sono contrari all’invio di armi pesanti. Nella seconda fase, il governo Draghi ha depositato un finto piano di pace che ha monopolizzato le attenzioni dei media per circa sette giorni. Così facendo, Draghi ha incassato un duplice risultato. Da una parte, ha compiaciuto la Casa Bianca appoggiando la sua politica di sirianizzazione della guerra in Ucraina; dall’altra, ha incassato il consenso degli italiani, a cui si è presentato falsamente come un promotore di pace. Il 27 maggio Maurizio Molinari ha addirittura lodato Draghi su Repubblica scrivendo che: “Draghi, nei suoi continui tentativi alla ricerca della pace per l’Ucraina, ha telefonato a Putin”. Nella terza fase, Draghi è stato smascherato anche dalla portavoce del ministero degli Esteri russo, Marija Zakharova, che ha detto: “Non potete con una mano fornire armi all’Ucraina e con l’altra presentare un piano per una soluzione politica”. La manipolazione è manifesta, ma la notizia del piano di pace dell’Italia è già superata da un’altra notizia e non c’è tempo per riflettere. Altro che piano di pace: Draghi è dalla parte di Biden, che intende inviare gli Mlrs (Multiple Launch Rocket System) che sparano razzi da 300 chilogrammi con una gittata fino a 300 km. Se gli ucraini utilizzassero quelle armi per colpire il territorio russo, come suggerisce Boris Johnson, le probabilità che la guerra in Ucraina si internazionalizzi aumenterebbero considerevolmente.
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