venerdì 13 maggio 2022

L'Amaca

 

La temperatura del mondo
DI MICHELE SERRA
Secondo i sondaggi meno di un finlandese su tre, prima dell’invasione dell’Ucraina, era favorevole all’ingresso nella Nato. Ora tre finlandesi su quattro sono invece favorevoli. È come se l’opinione pubblicadi quel Paese fosse stata ribaltata da un’esplosione.
Si è molto parlato della brutalità di Putin, meno della sua stupidità. I prepotenti sono spesso stupidi, e riuscire a trasformare Paesi di forte tradizione neutralista in Paesi spaventati, e dunque ostili, è una innegabile prova di stupidità politica. Detto questo, non c’è molto da festeggiare. In tutte le persone di buona volontà rimane il dubbio, molto forte e del tutto ragionevole, che sacrificare il concetto stesso di neutralismo alla logica del momento non sia una buona notizia. Che la radicalizzazione e l’estensione del bipolarismo Nato-Russia sia un peggioramento, non un miglioramento. Un passo indietro, non un passo avanti.
Bipolarismo, per altro, è anche il nome di una patologia: che non indica equilibrio, bensì il suo contrario.
Nel concetto stesso di neutralità c’è una promessa di non belligeranza e di equidistanza che non può non essere messa nel conto, se si vuole levare terreno alla guerra, aggiungere spazio alle speranze di un mondo più pacifico.
Sarà banale dirlo, ma il numero dei Paesi neutrali è un oggettivo termometro della temperatura del mondo: meno sono, più alta è la febbre, più alto il rischio di guerra.
C’è un evidente affanno del pacifismo, in questo momento, e una facile derisione della sua impotenza. La guerra schiaccia ogni prospettiva sul presente, sull’emergenza umanitaria, sulle cose da fare qui e adesso. Ma i conti si fanno in tempi lunghi. Il neutralismo, prima o poi, ci mancherà, così come ci manca la pace.

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