domenica 2 maggio 2021

Ma poi arriva lei...


di Selvaggia Lucarelli 

Alcune considerazioni sparse sul caso Fedez:

Oggi abbiamo scoperto che in Rai esiste il patronato politico, pazzesco. Vorrei raccontarvi che succede da qualche decennio e che la politica (TUTTA, a destra e sinistra) non si limita a chiedere a un cantante di non fare politica su un palco, ma decide amministratori, conduttori, contenuti e veti. Li decidono anche i partiti di quei politici che oggi twittano Bravo Fedez, con acrobazie degne delle finali di un campionato russo di ginnastica ritmica. 

Fedez ha fatto benissimo a non cedere alle pressioni che abbiamo ascoltato. E ha fatto anche bene a registrare e a sputtanare chi negava tentativi di censura. Faccio però sommessamente notare che alla fine sono rimasti tentativi. E’ salito sul palco e ha detto quello che voleva, non mi pare un passaggio trascurabile. Con un Renzi qualunque dubito anche solo che sarebbe stato INVITATO su quel palco.

Fedez improvvisamente paladino del mondo Lgbt. Bene. Fedez però è anche quello che quando il primo cantante italiano famoso anche fuori dai confini nazionali ha fatto coraggiosamente coming out e nel 2010 - mica ora, con la strada più che spianata- nella canzone “Tutto il contrario” gli dedicò la strofa“ “Mi interessa che Tiziano Ferro abbia fatto outing, ora so che ha mangiato più wurstel che crauti. Si era presentato in modo strano con Cristicchi: ciao sono Cristiano non è che me lo ficchi?”.  Ora, era ironico? Va bene. Voleva dire il contrario? Va bene. Quella strofa però era violenta, qualunque lettura le si voglia dare. La canzone è ancora lì, mai ritirata. E questo che Fedez definisce “cambiamento nel modo di esprimersi” lo avrei accompagnato con delle scuse fatte bene a Ferro, come gli suggerì Mika anni fa: “Si dice sono stato uno stronzo”. Invece, a chi glielo ha fatto notare negli anni, sempre risposte piccate, infastidite. E Ferro- che è stato coraggioso quando quel coraggio poteva avere un prezzo molto alto- non gliel’ha mai perdonato. A ragione. Non importa quanto si sbaglia, importa come poi decidi di riparare. 

Fedez coraggioso? C’è una differenza tra l’essere nel giusto ed essere coraggiosi. Questo secondo me è il passaggio più importante. Il coraggio si misura con un’ unica unità di misura: quanto e cosa si rischia di perdere, compiendo una determinata azione. Fedez ha sposato una causa giusta in una fase di consenso per il ddl Zan enorme, e per fortuna. Non lavora in Rai, non ha bisogno dei pochi soldi della Rai perché ne guadagna moltissimi altrove. “Beh, intanto lui ha denunciato le pressioni e gli altri no!”, dicono in molti. Beh, signori miei, non tutti si possono permettere di rinunciare al loro stipendio in Rai o altrove, per questioni di principio. E lo dice una per cui i principi sono importanti. C’è chi deve mangiare, Fedez continuerà a mangiare. Sapete cosa sarebbe stato davvero coraggioso, da parte di Fedez? 

Fedez è testimonial Amazon. Guadagna svariati milioni di euro con Amazon. Questo sì che rappresenta quel “qualcosa da perdere”. Ieri era la festa dei lavoratori, questo era il tema e su quel palco si doveva parlare soprattutto di lavoro e lavoratori. 
Lui quel tema l’ha sfiorato con quel “caro Mario” un po’ frettoloso, e poi è passato ad altro. Poteva rivolgersi al suo principale datore di lavoro, Amazon, e usare quel palco per chiedere di tutelare i diritti dei suoi lavoratori che fanno pipì nelle bottiglie e i cui sindacati sono costantemente ostacolati. In questo Fedez poteva essere coraggioso. Dimostrare di avere il coraggio di perdere qualcosa. Sposare - anche- una causa molto meno popolare, molto meno nota, molto meno raccontata. Di Amazon dentro e fuori il Parlamento, non frega niente a nessuno. A parte ai sindacati, al Landini che parlava di questo l’altra sera a Piazza Pulita. Che si sporcano le mani, ma non con una scritta da fotografare su Instagram. 

Dunque, Fedez, ha fatto male? No, ha dato massima visibilità ad una questione che aveva (per fortuna) già molta visibilità, guadagnando molto in termini di consenso. Per questo, va ringraziato comunque, al di là del fatto che si intraveda o meno la scintilla della verità in quello che fa. Contano i risultati. Mi aspetto però che nelle sue battaglie sia disposto anche a perdere qualcosa, visto che è uno dei pochi che se lo può davvero permettere. 

Infine, Salvini. Lui che per ragioni di opportunismo politico da un po’ ha optato per il registro passivo- aggressivo e risponde “Andiamo a prenderci un caffè” a qualsiasi provocazione dei suoi avversari politici, fa pisciare sotto dal ridere. Quasi lo preferivo quando si presentava con le bambole gonfiabili sul palco: almeno, somigliava alla sue parole.

Nessun commento:

Posta un commento