martedì 25 maggio 2021

Amacamara

 

L’amaca
L’uomo delle bottiglie di plastica
di Michele Serra
Se non altro, la storia del migrante africano che approda a Gibilterra aggrappato alle bottiglie di plastica, senza scomodare la compassione e la solidarietà (per carità, tutte stronzate buoniste!) potrebbe emozionarci dal punto di vista dell’avventura e della performance: c’è fior di fatturato, sapete, attorno a queste cose.
Dunque sei o sette bottiglie di plastica vuote, legate insieme non si sa bene come. La più povera delle zattere, il più nullo dei navigli, e via in mezzo alle onde. Abbiamo già il rafting, il canoing, il river bugging, vogliamo aggiungerci, per piacere, anche il sea bottling?
È il massimo dell’avventura! Il freddo, l’acqua salata che vi entra in bocca e nel naso, la paura di annegare, le mani che scivolano sulla plastica, e all’arrivo sulla spiaggia, felici dell’approdo, un picchetto di gendarmi europei che vi sloggiano.
Sono esperienze che andrebbero vissute.
Tanto per sapere quali straordinari rischi ancora ci riserva, il mondo, quanto ingannevoli siano il tepore dei letti e la pancia piena. Potete scegliere tra varie discipline sportive: c’è “a piedi nudi nella neve in Bosnia con un bambino al collo” ( snow walking). C’è “in cento su un gommone bucato che potrebbe reggerne dieci” ( boat testing). Oltre, ovviamente, all’audace percorso indicato dall’uomo delle bottiglie di plastica, che meriterebbe, da solo, una serie sui canali dedicati alla sopravvivenza nella natura selvaggia.
Possibile che non ci sia qualche start-up, qualche giovane manager brillante, che non sappia cogliere, nella migrazione, le ricadute positive sul business? Così che il fenomeno, che tanto ci impiccia, diventi infine perfettamente sintonico con i nostri gusti e i nostri consumi?

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