Già dai tempi della preistoria personaggi come Pluto Bonomi (in realtà si chiama Carlo ma essendo la massima espressione della plutocrazia, Pluto gli si confà meglio) calcavano le terre da poco emerse, già inzuppati di default com’erano di quella spocchia, di quella accidia verso il prossimo divenuta nel tempo matrice di tutte le sperequazioni attanaglianti la pace sociale.
Ieri Pluto Bonomi si è interfacciato col Premier, fingendo un profilo francescano, avendo in realtà, nella penombra della grotta che è in lui, il faro deviante e agevolante verso le scogliere del sopruso che comunemente definiamo prevaricazione.
Pluto ha parlato in perfetta modalità “Estikazzi”: eliminare la quota 100, tra l’altro a scadenza e non rinnovata, il reddito di cittadinanza, che se è pur vero che nel periodo pandemico sia stato gestito alla Bibitaro, è lapalissiano cogitare che con il Bastardo in circolazione come minchia avrebbero potuto trovare posti di lavoro gli incaricati dal progetto; Pluto francescano si è inoltre reso disponibile a dialogare con i sindacati sui contratti nazionali a patto che non emergano ulteriori oneri per le imprese e soprattutto venga spazzato via il minimo salariale - vien da pensare allora su che cosa dovrebbe vertere l’incontro: sui sottobicchieri? Sul meteo sempre più nemico? Sulla psoriasi? - Pluto ha infine sfoderato pure la madre di tutte le richieste: che il 35% del Recovery Found venga destinato alle imprese, sul modello del TonTon francese, sotto forma di incentivi e tagli alle imprese, in pratica una settantina di miliardi!
Nessuno, come da prassi, ha chiesto a Pluto chi cazzo evade un centinaio di miliardi all’anno sotto forma di evasione. Chissà, vuoi vedere che Pluto qualcuno lo potrebbe pure conoscere?
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