martedì 15/09/2020
Bonaccini, così insensato da poterci pure riuscire
di Daniela Ranieri
Apòta, dal greco ápotos, “che non (se la) beve”. Allora: c’è questo presidente di Regione, chiamato come tutti i suoi colleghi spiritosamente “governatore” (una di quelle parole, insieme a “premier”, usate per designare figure che non esistono nel nostro ordinamento e a cui pian piano ti abitui, così quando introducono di soppiatto la norma che istituisce il referente di quella parola nessuno se ne accorge), Stefano Bonaccini, che va alla festa dell’Unità di Modena e fa un intervento il cui passaggio più notevole è questo: “Renzi e Bersani rientrino pure! Il Pd non può restare al 20% se vuole vincere le elezioni e battere le destre”. Seguono analisi, calcoli, proiezioni, vaticini, pareri pro e contro, tutti delibati e assaporati con gusto sui principali quotidiani, per i quali Bonaccini, per aver battuto la Borgonzoni in Emilia Romagna (grazie anche a un gran lavoro d’immagine, al sostegno della Lista Coraggiosa e persino alle Sardine) è una specie di Obama sotto steroidi che scalpita dietro al palcoscenico della politica nazionale. E qui entrano in gioco gli apòti, tra i quali rispettosamente ci annoveriamo.
A prenderla sul serio, la “proposta” di Bonaccini, che sarebbe rimasta una boutade se non fosse stata prontamente e orgogliosamente respinta dai renziani di prima linea come Rosato, mira a far crescere il Pd dall’attuale 20% mediante il reinnesto di uno che l’aveva portato al 18, ne era uscito convinto di avere da solo il 40, e adesso è dato intorno al 2. Non solo: dovrebbero rientrare pure quelli che, come Bersani, Speranza e altri, ne erano fuggiti – insieme a qualche milione di elettori - proprio perché c’era Renzi, cioè per evitare di assistere alla devastazione del partito perpetrata quasi scientificamente da quella compagine e in definitiva per dissociarsi da qualsiasi pensiero, parola, opera o omissione riconducibile all’era renziana.
L’idea è talmente insensata che potrebbe avere qualche chance di essere realizzata, anche perché i giornali anti-governativi se ne sono subito innamorati, e tra le righe ne parlano come di un’astuta strategia di ritorno alla vocazione maggioritaria del centrosinistra al nobile scopo di battere i populismi, mentre su tutto aleggia la figura aspirazionale di Bonaccini, pseudo-candidato non si sa da chi a subentrare a Zingaretti in qualità di neo-Renzi della Bassa (è proprio vero, la Storia si ripete sempre due volte: la prima come tragedia, la seconda come farsa), nuovo salvatore della patria nel caso dovessero andare male sia il referendum che le Regionali (“Dietro le quinte” scrive il Corriere “si continua a ipotizzare il nome di Bonaccini per avviare una rifondazione”).
Non fa una piega: se le Regionali andranno male, Zingaretti andrà abbattuto e sostituito con un “governatore” che farà rientrare nel Pd colui che avrà contribuito a farle andar male, correndo platealmente contro il Pd, candidando proprie pedine in Liguria, Veneto e Puglia (dove candida Scalfarotto senza alcuna speranza, giusto per il gusto di togliere un po’ di voti a Emiliano). Mentre ad Articolo1, che dappertutto sostiene il Pd, con cui è al governo, verrebbe concesso di portare i suoi voti in dote in questo bislacco matrimonio d’interesse che a breve riporterebbe il Pd al 18% o peggio.
Tutto va bene, si dirà, per impedire a Salvini e Meloni di andare al governo. Certo, come no. E però il rifiuto di bersela impone l’obbligo di considerare che questo della destituzione di Zingaretti, con un bel congresso finto e il corollario della fine dell’alleanza di governo, è il sogno proibito dell’establishment, lo stesso che fa campagna per il No al referendum con indifferenza per il merito dello stesso, piuttosto con la deliberata intenzione di far cadere il governo, al momento l’unica alternativa reale al governo Salvini, dato che l’uomo dei sogni più sfrenati, Draghi, risulta indisponibile. Pure l’ossessiva pretesa di ricorrere al Mes (unici insieme alla florida Cipro) da parte di giornali, di “alleati” e apertis verbis dello stesso Bonaccini, che per esso si dice “disposto anche a mettere in discussione l’alleanza coi 5Stelle”, pare un modo per logorare il governo o magari rimpastarlo espellendo i grillini, ostili al Mes, e mettendoci dentro gente di Forza Italia e/o Italia Viva, tanto fa lo stesso, e spedendo a casa l’odiato e però popolarissimo Conte. Così l’operazione Bonaccini avrebbe un senso, non come vogliono farcela bere. È indicativa una frase dello stesso
Bonaccini: “Il Pd deve costruire intorno a sé un nuovo centrosinistra, per batterli devi fare un programma per qualcosa”. Già, ma cosa? A parte questo Tetris coi pezzi di scarto della politica italiana (che non entrerebbero in Parlamento con uno sbarramento al 3%) e i selfie motivazionali da mental coach, che cosa farebbe questa rifondazione?
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