giovedì 28 marzo 2019

Ricapitolando sinistramente


Dunque, soppesando le parole e i segnali giunti dalla segreteria del partito più disastrato di sempre grazie ad anni di barbarie, di sconvolgimenti sociali, di attuazione di indirizzi politici frutto della malsana, inappropriata e destrorsa segreteria del Bomba e della sua sciacallosa corte, davanti a quello che parrebbe un nuovo inizio per mano di Zingaretti appare, chiara e lampante, la prosecuzione nel solco tracciato dal predecessore che porterà dritto dritto tutta la ciurma nel baratro finale. 
Già aver fatto tesoriere Zanda, un ultrasettantenne in politica da oltre quarant'anni è stato visto come l'accensione della miccia risolutiva, l'ecatombe conclusiva; in più questo reperto archeologico ha avuto la geniale idea di chiedere la reintroduzione  del finanziamento pubblico ai partiti ed oggi di equiparare gli stipendi dei parlamentari italiani a quelli europei, facendoli nuovamente innalzare. 
Dice Zanda che "in tutti gli ordinamenti democratici di stampo liberale ai membri del Parlamento è riconosciuto uno status volto a garantire la dignità e l'indipendenza dovute a chi rappresenta il popolo sovrano" scatenando una rivolta di stomaco senza precedenti in molti cuori ansiosi di novità. 
Ma non è finita qui: il Zinga sta pensando di accalappiare qualsiasi forza politica che voglia condividere il cammino verso le elezioni europee, senza remore né imbarazzi. Come scrive Daniela Ranieri in un articolo da me postato oggi, continua senza freni la cultura dissacrante ad accogliere vicini e lontani solo ed esclusivamente allo scopo di aumentare la percentuale di adesione al partito, senza minimamente porsi la domanda sovrana, ovvero se non sia necessario e qualificante creare una linea politica in grado di far discernere con chiarezza l'appartenenza ad un ideale ben identificato, lontano da altri pensieri di tornaconto ed in guerra con una chiara ed ineccepibile azione atta a riparare, ad appianare gli innumerevoli scempi divaricanti i vari strati sociali formanti la comunità del nostro paese. 
Dopo l'incredibile serie di scelte improvvide del Pifferaio Rignanese, Jobs Act e abolizione dell'articolo 18 dello statuto dei lavoratori ad esempio, si credeva che il nuovo segretario avesse avuto voglia e forza per sfrondare imbelli ed orpelli che equipararono il PD ad una forza di centrodestra. 
Così pare non avverrà. Il partito che discende dalle grandi idee di sinistra rischia ancora una volta di rimanere invischiato in quella melma senza alcuna conformazione identitaria che l'accosta ad una macedonia scaduta e senza alcun sapore definito. Bignamicamente parlando: che c'entrano ancora Calenda, Fassino e Chiamparino in un partito che vorrebbe ripartire dalle nefaste ceneri del renzismo? 

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