domenica 21 ottobre 2018

Sante parole


domenica 21/10/2018
AVANSPETTACOLO
Finanzieri, fisici, dottori e showman: Matteo a metà tra Fazio e Bim bum bam
CHE SENSO CHE FA - L’EX PREMIER CAMBIA MESTIERE: LA SUA SAGA È UN TALK SCADENTE

di Daniela Ranieri

Inopinatamente, ma neanche tanto, la diretta streaming del “primo talk della storia della Leopolda” inizia in ritardo. Bisogna aspettare che finisca la finale di pallavolo Serbia-Italia, che gli scaltri autori di Leopolda 9, patriottici democratici, usano come traino. Nell’universo parallelo della Firenze renziana, Renzi è sempre tedoforo dell’Italia che vince, come se lo scalpore del suo sempiterno avvento riverberasse fulgore di medaglie sugli atleti di bandiera (come si sa, gli atleti temevano i suoi auguri come la peste, se arrivava un suo sms gli si gelava il sangue). Confermata la tirannica priorità dei circenses sulla polis, lo show ha inizio (naturalmente poi l’Italia ha perso).

Il grande comunicatore sale sul palco sulla sigla di Ritorno al futuro e si accomoda senza imbarazzo a un tavolo uguale a quello di Fabio Fazio. Ha la camicia bianca aspirazionale: “Oggi posso realizzare il sogno della mia vita e fare il conduttore”, e poi, a freddo: “Fate un applauso a Lorenzo Guerini che adesso è il presidente del Copasir!”. È incredibile: Leopolda-la serie, con tutto il suo contorno di comparse e co-protagonisti (la Bionda, il Dottore, il Campione, il Broker di Borsa), è ormai genere a sé, un capitolo particolare e carismatico nel romanzo di formazione renziano: dalla provincia all’Impero, questa specie di imperatore Adriano senz’arte né parte circondato da una corte di nullapensanti, costretto dalla sconfitta a riorganizzarsi, rinverdisce il repertorio.

“Cominciamo la carrellata di questo Leo-talk (sic) con un uomo che è un mito, una leggenda, che crede che sui social si possa spiegare a persone ignoranti che c’è una Verità e la Verità non è democratica”. Ovviamente è il virologo Burioni, che preferisce disquisire di vaccini con gli sprovveduti di Twitter invece che con gli scienziati e cerca di educare le masse sul principio-cardine che di medicina ne sa di più un medico che un conduttore delle Iene. Nel teatrino di Renzi, che lo voleva candidare, aleggia l’idea subliminale che il Pd sta con la Scienza, mentre i 5Stelle coi ciarlatani che curano il cancro con l’aloe.

Lo sketch è esilarante: “Ci siamo appartati in macchina, Burioni mi ha detto di no”. Il pubblico si scompiscia. Renzi sembra aver ingurgitato litri di Red Bull. Segue lettura de migliori insulti di Burioni agli insipienti dei social. Si ride molto.

“Ladies e gentlemen, Paolo Bonolis!”. Inizia una guerriglia semiotica in cui Renzi, inadeguatissima spalla comica, cerca di essere più brillante di Bonolis, compagno di scuderia via agente dei vip Presta, in un susseguirsi di gag apparecchiate e anacronistiche tipo Vianello-Walter Chiari, rimembranze di pupazzi animati Fininvest, doppi sensi su italiani sodomizzati (da questo governo, non dal suo, che ci amava veramente). In chiaroscuro, Bonolis fa una critica di Internet ed elogia la coerenza; Renzi, che su Internet ha spostato la residenza del suo principio d’individuazione e della non-coerenza è campione olimpionico, finge di riflettere amaramente. “Mandiamo un abbraccio a Suor Paola!”. Questo giovane ci piace.

La giornalista Federica Angeli (“Federica, quando la sconfiggiamo la mafia a Roma?”) dice che i politici che si augurano la chiusura dei giornali fanno lo stesso gioco dei mafiosi; fortuna che è capitata in una edizione della Leopolda in cui Renzi non bullizza “il Falso Quotidiano” su un presunto calo di vendite. “Bisogna investire su scuola e formazione”, dice il fisico Cingolani, a uno che è stato al governo tre anni e non avverte alcun imbarazzo ad applaudire all’idea (e qui ci fa un po’ tenerezza, intrappolato com’è nel suo personaggio, prigioniero della coazione a ripetere o nel coitus sempre interruptus del suo successo).

Appurato che Renzi non sa fare né il governo né l’opposizione, come conduttore di talk pomeridiani, da vedere un giorno tra il lusco e il brusco in una casa di cura, non ci dispiace. Comunque Cingolani ha detto che saremo in grado di emigrare su altri pianeti, quindi al limite c’è ancora speranza.

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