mercoledì 10 ottobre 2018

La notte della ragione


Dai, diciamocelo! La ragione è assopita, il concetto stesso di umanità è offuscato, alcuni valori, destinati a pochi, han preso il sopravvento su allocchi come noi, che non abbiamo fatto nulla per contrastare una cultura come questa, impregnata di disparità.
Al di là di ogni orientamento politico colpisce questa sottomissione a regole comunitarie, controfirmate a quel tempo anche dai nostri rappresentanti, patti stipulati con un consenso maggioritario adulterato da distrazioni, o meglio, schifezze mediatiche sapientemente insufflate; un po' come se delegassimo, in una riunione di condominio, uno schizofrenico mitomane ripieno di progetti insulsi e pericolosi e ci ritrovassimo in seguito a dover pagare rate condominiali onerose per pagare giardini, piscine e saune. 
E' così dai, non giriamoci intorno! Coloro che nei primi anni del millennio furono impegnati ad erigere la cattedrale della Burocrazia a Bruxelles, un tempio del cazzeggio strapagato per onorare ed alimentare il potere tecno-rapto-finanziario, agirono indisturbati, profumandosi di essenze al sapore di Ventotene, mascherandosi ad arte da Altiero Spinelli, per creare invece un'industria cartacea pregna di riverenze e favori, privilegi dei soliti noti, coloro cioè che possiedono il potere monetario, unico sovrano di questa era, improntata, suggellata, supportata da spauracchi immessi ad hoc nelle nostre case, con il chiaro intento d'intimorire per far apprezzare e degustare le brioche elargiteci regalmente, calmieranti malumori, gigantesche differenze sociali, imbolsendo contrari e pensanti, per una sempre più ristretta libertà filosofica. 
E quando accade, come ora nel nostro paese, che qualcuno, pur agendo a volte scapestratamente e bovinamente, cerchi una ripartizione equanime, una ridistribuzione equa delle risorse, un buffetto verso coloro, circa otto milioni, che non sanno come sbarcare il lunario, ecco scattare subitaneamente la macchina oliata e perfetta della "Fobia da disastro economico", un toccasana, un callifugo per chi ingurgita somme immense al solo scopo di esistere, di sovrastare la moltitudine di noi, mansueti sudditi. 
Guardate che il canovaccio è, da sempre, il solito: giornali amici posizionati in contraerea, dichiarazioni in perfetto stile Moscovici, sommo sacerdote custode del tempio, stilettate, dardi dalla Lagarde, dea del Portafogli Mondiale, signora indiscussa di grafici e monili dell'essenza effimera di questo mondo. Da questi cicalecci ecco dipanarsi la strategia dello Spread, cerimoniere unico e conclamato, signore terreno, termometro assoluto, metro di giudizio insindacabile per un arresto immediato di ogni azione invocante e cercante libertà sociali. 
Ci sussurrano, tra una verticale di Krug e l'altra, di non oltrepassare la tenue linea di confine tra quello che vorremmo essere e ciò che invece siamo chiamati a rimanere, ossequiosi e silenti. 
Accettiamo, intimoriti, ogni rimprovero, dimenticandoci che tutti coloro che attorno a noi blaterano, presentando slide, concetti intricati, spauracchi di futuri con pranzi miserrimi alla luce di un'aringa da spartirsi in sei, guadagnino mensilmente cifre iperboliche, dai Giannini via etere, fino ad arrivare a quel panzone vetusto ed ansimante, che vediamo ogniqualvolta un talk show s'affaccia per rovinarci serate e dormite.

Ce lo chiede l'Europa - macché pensionamenti a 62 anni! - reddito ad indigenti? Ma siamo matti? - sacrifici, sacrifici! - cosa? Alzare le pensioni minime? Dai non scherziamo!- Lotta all'evasione? Si, buonanotte! Così gli investitori scapperebbero fulmineamente! - ricordatevi di contribuire al costo comunitario per i Martini Cocktail di Juncker!       

E noi come se niente fosse pieghiamo la testa, annuendo, rimboccandoci le maniche, soffrendo per un rimando eterno di un piacere derivante da un sano e stravagante shopping. 
Restiamo sereni, fiduciosi, consenzienti di far parte di quest'ingranaggio esigente, oliato dai sacrifici di molti, triturante sogni e cambiamenti, intento sarcasticamente una volta al mese a cambiare sede, trasferendo nobilmente uomini e documenti in quel di Strasburgo, per uno sfizio burocratico - spendaccione, indice di un menefreghismo atavico sfanculante senno e sopratutto ragione. 
Ventotene o no, ce lo chiede l'Europa!  

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